Comune di Napoli, dal ministero spiraglio sul commissario

Comune di Napoli, dal ministero spiraglio sul commissario
Il grido di dolore e l'appello dell'Anci al Governo sui Comuni in difficoltà finanziaria - dove ha esordito ieri il sindaco Gaetano Manfredi in prima fila...

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Il grido di dolore e l'appello dell'Anci al Governo sui Comuni in difficoltà finanziaria - dove ha esordito ieri il sindaco Gaetano Manfredi in prima fila all'Assemblea nazionale dei Comuni a Parma, seduto vicino a Beppe Sala e al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella - è arrivato fino al Mef dove si è tenuto il vertice sul caso Napoli, su come aiutare la terza città d'Italia a uscire dal dissesto di fatto. Sul tavolo romano - invece - contestualmente la questione è stata affrontata dall'assessore al Bilancio Pier Paolo Baretta con la viceministra Laura Castelli. Baretta ha portato una richiesta considerata propedeutica e ineludibile a ogni ragionamento su come raddrizzare i conti: la separazione della gestione del debito da 2,7 miliardi da quella ordinaria. Nella sostanza una gestione commissariale del disavanzo con lo Stato che contribuisce a pagare il debito sostenendo la rata che il Comune paga, che è di 174 milioni l'anno. E facendo alle stesso tempo iniezioni di liquidità per far decollare la spesa corrente per dare servizi migliori ai napoletani. Va detto che in questo ping pong tra Roma e Parma, dall'Assemblea dell'Anci il presidente e sindaco di Bari Antonio Decaro è stato chiaro: «Tutti i comuni devono essere trattati allo stesso modo». Dichiarazioni che per il numero uno dell'Anci sono dovute, ma che sembrano anche sbarrare la strada a una norma speciale per Napoli come può essere appunto la gestione commissariale del debito. Come stanno allora le cose?

In effetti al di là del parlato ufficiale svoltosi a Parma, lì al Mef trapela che nel negoziato in atto - lungi dall'essere chiuso - una prima timida apertura sulla gestione commissariale del debito ci sarebbe stata. Tutto da costruire il percorso su come trasformarla in una norma. Di sicuro la palla in ogni caso deve passare a stretto giro al Senato, è in quella sede che sotto forma di emendamento alla Legge di Bilancio, o con un decreto collegato alla legge o intraprendendo altre strade che si dovrà poi effettivamente formalizzare in che modo ci sarà l'aiuto per il Comune. In questo senso, le parole di Mattarella all'Anci di sostegno ai sindaci e il rilancio del ruolo dei comuni come «motori di sviluppo» rispetto al Pnrr potrebbero aprire uno spiraglio per la terza città d'Italia. Manfredi ha avuto l'opportunità di salutare il capo dello Stato. Con Mattarella che ha ricambiato in maniera calorosa dando appuntamento all'ex rettore per il 21 novembre al San Carlo. Una visita già programmata da tempo. Ma le parole del capo dello Stato sono state di certo un segno di attenzione per Napoli. Mattarella verso la nostra città ha sempre mostrato vicinanza nei momenti difficili con la sua assidua presenza. Basta ricordare le sparatorie di camorra nella zona orientale. Al Rione Villa quando i killer entrarono in azione sotto una scuola quando i bambini stavano per sedersi tra i banchi. «Di grande rilievo - dice Manfredi - le considerazioni del Presidente della Repubblica all'Assemblea dell'Anci sul ruolo determinante dei Comuni nel costruire le necessarie prospettive per una duratura ripresa economica e sociale del Paese. I sindaci sono i primi interlocutori dei cittadini nell'intercettare i loro bisogni. E sono consapevoli delle opportunità ed anche delle responsabilità contenute nel Pnrr: è nell'interesse di tutta l'Italia che vengano messi nelle migliori condizioni di dare risposte concrete alle rispettive comunità». Manfredi si riferisce alla fornitura dei servizi essenziali ai napoletani imbrigliati non solo dalla mancanza di soldi ma anche di personale. Un dato racconta bene come stanno le cose da questo punto di vista. Il costo annuo dell'intera macchina comunale negli ultimi 10 anni è stato mediamente di 1,1 miliardi. La voce che ha subito la riduzione più consistente è il costo del personale che si è ridotto del 40%, passando da 457 milioni a 277 milioni. Effetto di pensionamenti di massa senza che però Palazzo San Giacomo potesse fare assunzioni perché ente in predissesto. 

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Il Mattino