Criptovalute, Gratteri: «La camorra è leader»

Clan sempre più agguerriti nel dark web

Gratteri
La definisce "camorra evoluta", laddove l'aggettivo sta a indicare le raffinatissime capacità della criminalità organizzata napoletana e casertana di...

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La definisce "camorra evoluta", laddove l'aggettivo sta a indicare le raffinatissime capacità della criminalità organizzata napoletana e casertana di insinuarsi nelle pieghe della Rete per trovare praterie fertili e difficilmente intercettabili dalle forze dell'ordine. È il "dark web" la nuova frontiera conquistata dai clan più temibili e potenti: parola del procuratore Nicola Gratteri, che ieri - durante un affollato corso di formazione dei giornalisti organizzato dal Sindacato unitario della Campania presso la caserma "Bixio", a Monte di Dio - ha affrontato i temi più scottanti dell'attualità.

«Solo qualche giorno fa - ricorda il procuratore - abbiamo chiuso un'indagine che, a livello nazionale, è passata quasi sotto silenzio, nonostante la sua importanza: un'inchiesta sul riciclaggio internazionale di qualcosa come tre miliardi di euro che passavano attraverso Italia, Lettonia e Lituania attraverso una rete mondiale di società di comodo. Un'indagine che descrive bene quella che sarà l'evoluzione delle mafie».

Sui rischi legati all'uso distorto e illecito delle risorse informatiche Gratteri è netto: anche perché, ricorda, un ingegnere informatico nel pubblico guadagna duemila euro, mentre se viene assoldato dai privati (e dunque anche da organizzazioni criminali) riesce a guadagnare fino a tre volte di più. Su questo versante la Procura di Napoli si è attrezzata con una task force di pubblici ministeri specializzati sull'argomento, i quali - aggiunge - «per penetrare questi fenomeni devono ragionare esattamente come fanno gli hacker. Servono degli specialisti. E, nel nostro caso, non è facile averli, perché la pubblica amministrazione paga poco».

Capitolo camorra. «A Napoli - aggiunge Gratteri - esistono due camorre: la prima, molto evoluta, è forte nell'imprenditoria, ha conquistato il mercato del terziario e della grande distribuzione. Camorra "economica", che si muove nel dark web; poi c'è quella che si dedica a fare le "stese", fenomeno impensabile in Calabria che la ndrangheta non consentirebbe mai perché deve vivere di consenso sociale. In Calabria questi giovanotti che sparano all'impazzata sparirebbero nel nulla il giorno dopo».

«A Napoli - prosegue il numero uno dei pm - ho fatto una distribuzione di deleghe e sensibilizzato le sezioni sull'abusivismo edilizio e sull'inquinamento. Su questi temi vorrei un'accelerazione. L'abusivismo edilizio è complicato, guardiamo ad esempio quello che è successo a Ischia lo scorso anno: ovunque si è costruito in luoghi pericolosi. I sindaci dicono che non hanno fondi per demolire centinaia di edifici abusivi, ma io mi impegno a demolire. A Catanzaro ho fatto lo stesso andando dall'assessore regionale all'Ambiente dicendogli: "Ci sono 250 appartamenti abusivi che hanno avuto dal giudice l'ordine di demolizione". Funzionò e vennero abbattuti. Il mio obiettivo ora è di provare a farlo a Napoli». Ma l'incontro organizzato dal Sugc - moderato da Angelo Covino e al quale hanno partecipato il presidente della Federazione nazionale della stampa, Vittorio Di Trapani, la segretaria del sindacato campano Geppina Landolfo, Claudio Silvestri, segretario generale aggiunto della Fnsi e Mimmo Rubio, cronista sotto scorta - non poteva non affrontare il delicatissimo tema della libertà di informazione, sempre più minacciata da "leggi bavaglio".

«Oggi si respira una brutta aria - incalza Di Trapani - e le restrizioni dei diritti di cronaca altro non sono che l'emanazione di altri diritti ristretti, vedi l'intervento di un ministro sul diritto di sciopero o le manganellate date ai giovani studenti che manifestavano a Pisa. Sul cosiddetto "emendamento Costa" che pone un bavaglio ai giornalisti in materia di cronaca giudiziaria non ci fermeremo e siamo anche pronti a rivolgerci alla Commissione europea e alla Corte europea dei diritti dell'uomo».

Ma Gratteri, fedele alla sua cifra di onestà intellettuale, non fa sconti nemmeno ai giornalisti: «La pessima riforma Cartabia che ha limitato il vostro lavoro vi ha trovato timidi. È il momento che voi prendiate posizione sul nuovo decreto, perchè esiste il dovere di informare l'opinione pubblica: ecco perché vi esorto a protestare e a non cedere all'assuefazione. Siate sempre gelosi del vostro lavoro e della vostra libertà», conclude.

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Il Mattino