Da venticinque anni nei container d'amianto: «Aiutate Napoli Est»

Da venticinque anni nei container d'amianto: «Aiutate Napoli Est»
Le quattrocento persone che abitano nei bipiani di Ponticelli attendono ancora risposte. Al momento nessuna soluzione concreta per le numerose famiglie che occupano i dodici...

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Le quattrocento persone che abitano nei bipiani di Ponticelli attendono ancora risposte. Al momento nessuna soluzione concreta per le numerose famiglie che occupano i dodici blocchi di strutture prefabbricate di amianto costruite dopo il terremoto del 1980.

 
Le condizioni del campo in via Isidoro Fuertes sono drammatiche. I residenti sono costretti a convivere non solo con i pannelli di fibra in amianto ma anche con ratti, scarafaggi e blatte. Non esiste un impianto fognario vero e proprio e gli allacci alla corrente elettrica sono per lo più di fortuna: i cavi dell’alta tensione penzolano tra i blocchi di “case” e sono tanti i fili scoperti a ridosso dei contatori all’aria aperta. Ci sopravvivono sia gli “storici”, che vivono qui da oltre venticinque anni, sia altre famiglie arrivate più recentemente e che hanno occupato gli alloggi per avere un tetto sulla testa. Anche diverse persone disabili e altre alle quali sono state diagnosticate malattie oncologiche risiedono nei container, molti dei quali risistemati alla meglio dagli stessi occupanti che convivono con infiltrazioni d’acqua e chiazze d’umidità.
 
L’iniziativa “ZETA (ri)chiama Napoli” – organizzata dal gruppo di associazioni, comitati, cooperative e altre realtà che operano nella periferia est di Napoli – ha voluto riaccendere i riflettori sulla questione. In questi mesi stanno affrontando diverse problematiche come l’emergenza sicurezza registrata nel rione Villa del quartiere di San Giovanni a Teduccio, così come la situazione di degrado che permane in diverse zone della periferia orientale.

La rete Z.E.T.A. (Zona Est Tavolo Aperto) si è fatta promotrice della giornata di denuncia per sottolineare le condizioni in cui vivono i residenti dei bipiani «dopo anni di silenzi e lungaggini da parte delle istituzioni». Non manca il dialogo con il Comune di Napoli: Patrizio Gragnano, portavoce del comitato “Bipiani liberi dall’amianto”, sottolinea di aver indicato all’amministrazione centrale tre beni pubblici in zona, attualmente inutilizzati, che potrebbero essere destinati, una volta riconvertita la loro destinazione d’uso, come immobili temporanei per le persone che vivono nei bipiani anche tenendo conto dei censimenti effettuati negli ultimi anni.


Oggi c’erano diversi bambini alle attività organizzate dalle realtà “Terra e libertà”, fondazione Famiglia di Maria, Studenti contro la camorra, “Terra di confine”, Gioco, immagine e parole, Sepofà, Unpopoloincammino, presidio Libera Ponticelli, Maestri di strada. Gli adulti, invece, hanno preferito non partecipare: alcuni si dicono stanchi delle promesse e di ripetere, come fosse una cantilena, questa brutta storia che li vede, purtroppo, protagonisti. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino