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Ci sono volute più di due settimane di trattative per organizzare l'incontro. Fidati sherpa hanno dovuto smussare, limare per un faccia a faccia tra De Luca e il ministro Franceschini. A palazzo Santa Lucia, alla fine, quando per giorni si era cercato di trovare un territorio neutrale. Ma alla fine, se si doveva suggellare la pace tra il governatore e il ministro, tanto valeva scegliere una location istituzionale: ed ecco il faccia a faccia di un'ora e più tra i due. D'altronde erano diversi gli argomenti. A cominciare da quel botta e risposta, un mese fa, sul caso Annalisa Cipollone, la dirigente del ministero (poi promossa capo di gabinetto) sbeffeggiata da De Luca in una diretta e difesa poi dal ministro. E poi, via via, il muro di gelo tra i due si era fatto sempre più impenetrabile. Sul Pd campano dove l'area politica del ministro ha espresso il suo niet sul nome caro al governatore e poi anche sul San Carlo dove anche ieri ci sono eccome gli attriti. Anzitutto con De Luca che, proprio nel giorno della visita di Franceschini, fa pesare i soldi messi dalla Regione per il Massimo cittadino e mette in cattiva luce il Comune. Anche se il sindaco Manfredi risponde puntuto: «Noi metteremo 5 milioni ma la Regione siamo tutti noi...».
«Ho avuto un incontro con De Luca, mi sembra normale: ci sono tante cose in comune da affrontare e io sono sempre per affrontarle con spirito costruttivo», sminuisce Franceschini quando i cronisti lo intercettano alla presentazione del suo libro. Eppure non era sembrato così semplice far incontrare i due nonostante ieri entrambi minimizzino la portata (politica) del faccia a faccia. Da un lato Nello Mastursi, fedelissimo del governatore, dall'altro l'assessore comunale Teresa Armato, capo dell'area Franceschini a Napoli, hanno lavorato per iniziare a picconare il muro e preparare il campo più strettamente politico. Nel frattempo l'ex senatore Riccardo Villari si è adoperato per gli ulteriori dettagli dell'incontro che, sino all'ultimo, doveva rimanere riservato.
Uno dei nodi però rimane il San Carlo. Naturale se De Luca, in mattinata, rilancia il caso dei finanziamenti. «Vive per i contributi della Regione e del ministero, ma un riequilibrio deve essere fatto dal Comune, perché nei dieci anni alle spalle abbiamo messo 12 milioni, il triplo di quanto la Lombardia versa alla Scala mentre il Comune ha dato 6-700 mila euro che servono per fare una sagra non la programmazione. Questa situazione va riequilibrata perché - rimarca De Luca - è veramente qualcosa che non si regge». Ma, dopo qualche ora, il sindaco Manfredi chiarisce l'impegno di palazzo San Giacomo. «Da Comune e città metropolitana arriverà un contributo di 5 milioni, appena il bilancio ce lo consentirà», evidenzia l'ex ministro. Poi aggiunge: «De Luca dice che senza la Regione non si farebbero eventi? La Regione siamo tutti noi, Napoli e l'area metropolitana che sono il 60 per cento della Campania: è ovvio che la Regione debba sostenere tutte le attività».
Mà è il ministro dei Beni Culturali a chiudere la vicenda: «Il San Carlo è una istituzione importante ed è giusto che tutti collaborino a finanziario». E rimarca come: «Sul San Carlo c'è un problema generale che riguarda le fondazioni lirico-sinfoniche e soprattutto una fondazione importante come il San Carlo dev'essere sostenuta con il massimo dei mezzi possibili da tutti i soci. Siamo tutti d'accordo su questo, vedremo quello che si potrà fare». Ed è un modo anche per sopire una questione aperta da De Luca che non smette di rimarcare l'ammontare dei finanziamenti regionali. E così ieri prima di entrare nel merito del San Carlo: «Mi domando, senza l'iniziativa della Regione cosa rimarrebbe dal punto di vista dell'organizzazione della vita culturale nel nostro territorio. Non molto, solo qualche grumo di rancorosità, niente di più».
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