L'esposto all'Anac del responsabile anticorruzione Ugo Vestri dell'Autorità Portuale di Napoli, da poco Autorità di Sistema Portuale del medio Tirreno, e...
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Sullo sfondo presumibilmente anche il timore di azioni di rivalsa della Corte dei conti. Tutto accade in un clima di grande tensione all'interno dell'Ente, nel giorno in cui l'ottava commissione del Senato avrebbe dovuto esprimere, sulla base delle relazioni del Senatore Filippi, il proprio parere per le nomine dei presidenti delle Autorità di Sistema portuale del Mare Ligure occidentale (Paolo Signorini), del Mare Adriatico centrale (Rodolfo Gianpieri), del Mare Adriatico centrale-settentrionale (Daniele Rossi) e del Tirreno Centrale (Pietro Spirito).
Ed accade anche nel giorno in cui il presidente dell'Autorità Nazionale Anticorruzione Raffaele Cantone, intervenendo ad un convegno promosso dall'Acen a Napoli, ha affermato che «Si possono fare le cose rispettando le regole. Noi abbiamo bisogno di uno sviluppo sostenibile anche dal punto di vista delle regole. Senza legalità è un finto sviluppo, quello che lascia le cattedrali nel deserto, che fa sì che i lavori non finiscano mai e che porta più danni che vantaggi». Con una dichiarazione conclusiva ancora più drammatica se contestualizzata ai lavori della darsena di levante: «Anche le pubbliche amministrazioni si devono qualificare, come è stato chiesto alle imprese».
Pasquale Cascone, classe 1947, è un ingegnere esperto di opere marittime. Dapprima funzionario e poi dirigente del ministero dei Lavori Pubblici, poi ministero delle Infrastrutture e Trasporti, ha diretto l'ufficio delle opere marittime presso il Provveditorato alle OO.PP. della Campania e dal 1° aprile 2001 è passato a dirigere l'area tecnica dell'Autorità Portuale di Napoli. Della nuova darsena di levante conosce ogni aspetto, avendone seguito i primi passi sin da quando era dirigente al Provveditorato. E conosce anche ogni criticità, avendo sopportato l'onere di inseguire, tra Napoli e Roma, tra un ministero e l'altro, i pareri necessari a rendere l'opera eseguibile, mentre si modificavano le leggi di riferimento e mentre i vari governi stipulavano accordi di programma che talvolta spiazzavano il lavoro fatto. Uno slalom durato oltre quindici anni tra gli enti, tra le pressioni delle imprese appaltatrici che chiedevano ristori milionari, tra i professionisti che tentavano una strenua difesa dei progetti e richiedevano nuovi e sempre maggiori compensi, tra i concessionari mai disposti a lasciare in tempo utile le aree destinate ai lavori e tra le maglie di una burocrazia interna che rende talvolta indifendibile i lavoro svolto. Ed a pagare per tutti proprio non ci sta. E c'è chi è pronto a scommettere che la nuova darsena riserverà molte altre sorprese. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino