NAPOLI - «I rivoluzionari riformisti sono quelli che urlano molto, che promettono di cambiare il mondo in pochi mesi, e poi si scontrano con la realtà, mentre i...
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Ma il problema di Napoli, secondo le riflessioni di De Gregorio, è stata anche l’inadeguatezza del Pd napoletano negli ultimi dieci anni. Un’analisi condivisa dal consigliere regionale Gianluca Daniele che ha sottolineato come la nuova fase politica che si è aperta nel Paese sia l’ennesima occasione, da non mancare, per rinnovare la classe dirigente locale del centrosinistra. «Non per nuovismo – ha aggiunto – ma per la necessità di scardinare un sistema che rende difficilissimo proporsi e farsi avanti. Già nel 2016 – ha sottolineato Daniele - avremmo dovuto proporre delle primarie per la scelta del candidato sindaco di Napoli del Pd con giovani candidati di spessore o anche meno giovani, ma in grado di rappresentare il cambiamento. E soprattutto il vincitore avrebbe dovuto ricevere poi un reale sostegno da tutti gli altri: sarebbe stato un metodo rivoluzionario e avremmo avuto un risultato superiore anche alle seguenti elezioni, perché avremmo dimostrato alla città che c’era una classe dirigente in grado di rappresentare un reale contrasto a de Magistris e ai Cinque stelle. Non è andata così, ma questo – ha concluso Daniele - non vuol dire che non si possa recuperare ora e lavorare per un reale cambiamento».
Un cambiamento di metodo e di passo auspicato anche dall’ex deputato Leonardo Impegno (oggi consigliere delegato dell’Acer): «Il Pd in questi anni ha sbagliato tutto. Nel mio piccolo ho provato a dire che si stavano commettendo errori tragici, perché il Pd a Napoli, che è una città di opinione e la vittoria di de Magistris ne è stata la testimonianza, si è occupato solo dell’organizzazione del consenso e basta, senza esprimere opinioni strategiche su cosa deve essere Napoli». E ancora: «Quando vedo che la segreteria regionale è composta da 28 persone vedo che c’è un atto di abbandono, non è un atto che guarda al futuro. Quando si individuano segretari di un partito perché rispondono ad una persona e non perché devono mettere in campo una politica ed aprire un dibattito pubblico in città, penso che questo sia la morte del Partito democratico. C’è la necessità – ha concluso Impegno - di mettere insieme un gruppo dirigente che, al di là delle elezioni, metta in piedi un’idea per Napoli e sostenga il candidato sindaco che possa ben interpretare questa idea».
Nel corso del dibattito, che è stato introdotto dal vice presidente del’associazione Merqurio, Alfonso Trapuzzano, e moderato dal direttore della rivista Merqurio, Antonio Vastarelli, si è parlato anche dell’Eav. Il presidente De Gregorio ha rivendicato la messa in sicurezza del bilancio e l’inversione di tendenza che, con le nuove assunzioni e con l’arrivo di nuovi treni, sta gradualmente determinando un miglioramento del servizio, sia dal punto di vista qualitativo che del numero di corse messe a disposizione dell’utenza. Un miglioramento confermato anche dai segretari generali dei sindacati regionali dei trasporti di Cgil e Cisl, che però hanno anche segnalato cosa ancora può essere migliorato. «C’è ancora tanto da fare», ha sottolineato Alfonso Langella della Fit Cisl, parlando di un De Gregorio «vulcanico e franco, ma che spesso perde troppo tempo a parlare anche con chi non rappresenta che se stesso». Una critica ribadita anche da Amedeo D’Alessio della Filt Cgil che ha auspicato «l’introduzione di norme più stringenti sulla rappresentanza sindacale per evitare che sindacati responsabili, come quelli confederali, che hanno sempre dialogato con l’azienda aiutandola nel portare avanti i piani industriali, possano essere danneggiati dal populismo di sigle che urlano, prendendosi uno spazio non giustificato dalla loro reale forza sindacale». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino