Non è un fascicolo archiviato, quello sull'incendio improvviso della barca di Aurelio De Laurentiis. Anzi. La storia dello yacht che va in fiamme, nella bella cornice...
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Momenti di panico, segnali di allarme, l'intervento tempestivo dei bagnanti presenti a bordo di altre imbarcazioni. E le fiamme alte, che non divorarono però tutta l'imbarcazione, al punto tale da consentire alla Procura di recuperare il relitto e di porlo sotto sequestro. Ieri, una possibile svolta nelle indagini che, almeno per il momento battono una pista colposa. Eppure la Procura ha deciso di andare a fondo: a cominciare da un sopralluogo nei locali dei Cantieri del Mediterraneo, dove qualche giorno fa sono stati assegnati degli incarichi di perizia per rispondere a una serie di quesiti. Da un lato, sul caso dell'incendio della motonave «Angra», formalmente intestata alla Filmauro, sono in corso indagini della Guardia di Finanza, coordinate da uno specialista sul piano investigativo, vale a dire il colonnello Cesare Forte, in forza al primo gruppo delle fiamme gialle: dall'altro - e non è un fatto secondario - il fascicolo sull'incendio dello yacht vedono De Laurentiis e la società di assicurazione nel ruolo di parte offesa, tanto da consentire ai due soggetti di prendere parte agli accertamenti e di nominare i propri legali.
In sintesi, la Procura chiede di «verificare le cause dell'incendio dello scorso 15 settembre, sulla motonave Angra»; «se l'incendio è stato provocato da un guasto e/o dal malfunzionamento del motore o dell'impianto elettrico»; «se i sistemi di rilevazione, di allarme e di spegnimento dell'incendio riportati, nella documentazione allegata al contratto di assicurazione (in corso di validità al momento dell'incendio), fossero realmente installati sulla nave»; e «se le manovre di spegnimento dell'incendio, da parte del personale di bordo, siano state tempestive e adeguate nell'occorso». Cosa è stato fatto per arginare le fiamme, a bordo di una barca ormeggiata nella rada partenopea? E cosa ha scatenato l'incendio? Il caso resta aperto. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino