«C’è un decreto che ha disegnato una nuova governance per Bagnoli con un commissario, io ho dei dubbi ma vedremo... L’importante è decidere e partire». Vincenzo De Luca...
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Il presidente della Regione torna così ad esprimere perplessità sulle norme con cui Palazzo Chigi ha di fatto estromesso il Comune di Napoli dall’iter decisionale sul futuro di Bagnoli. Questo accadeva quasi un anno fa. Da allora nulla è cambiato e si attende ancora la nomina del famigerato commissario e del soggetto attuatore che dovrà supportarlo. Cosa succederà? La strada resta in salita. Tanto che Delrio si tira fuori: «È una questione di cui discuteranno De Luca e il presidente del Consiglio, Matteo Renzi». Per il governatore, invece, la soluzione passa necessariamente per un compromesso che consenta comunque al Comune di rientrare in partita. In ogni caso, è il ragionamento di De Luca, si dovrà superare l’impasse in fretta. Perché si è già fuori tempo massimo. Che l’atmosfera sia tesa lo si capisce anche dalla sedia lasciata vuota, in conferenza stampa, dall’assessore comunale Carmine Piscopo: una precisa scelta del sindaco Luigi de Magistris per marcare la distanza da Palazzo Chigi.
Eppure, nonostante le difficoltà, il presidente della Regione crede nel rilancio dell’area occidentale. Che, sottolinea, «può essere strategico non solo per Napoli e per la Campania ma per tutto il Sud». Per vincere la sfida tuttavia, tuona De Luca, «bisogna sconfiggere la sottocultura della mummificazione e dello pseudo-ambientalismo, che impoverisce intere generazioni»: «A me non interessano le piccole porcherie della politica politicante - avverte - mi piacciono le grandi sfide, come quella di rendere la Campania prima in Italia e il più grande cantiere d’Europa. Sarebbe bello avere in dieci anni trenta miliardi di euro che si scaricano su questo territorio in progetti di trasformazione dei territori e umanizzazione dei quartieri».
L’ex sindaco cita un esempio emblematico: «Dopo sei anni di lavori la Sovrintendenza ha chiesto di modificare il progetto del Crescent per ridurre di 50 centimetri il cornicione dell’edificio. Io dovrei chiamare l’architetto catalano che lo ha disegnato, Ricardo Bofill, per comunicarglielo ma me ne vergogno». Di fronte a questo intreccio di norme e procedure, il governatore rilancia: «Su Città della Scienza abbiamo l’obbligo di convocare la conferenza dei servizi prevista dall’accordo di programma per dare il via libera ai lavori. È scontato che bruceremo i tempi. Tanto io firmo tutto, l’ho detto ai miei dirigenti, anche perché un avviso di garanzia in più non mi cambia nulla. Sperando - ironizza - di non giocare troppo con la legge Severino perché ci facciamo male...».
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