De Luca, avviso ai democratici: ci vediamo il 5 dicembre

Una battaglia personale all'interno della battaglia renziana per il sì al referendum. È quella che sta conducendo ormai da tempo De Luca sull'asse...

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Una battaglia personale all'interno della battaglia renziana per il sì al referendum. È quella che sta conducendo ormai da tempo De Luca sull'asse Roma-Napoli. Lo si è capito ancor di più da quelle parole pronunciate ai microfoni dell'emittente amica, la salernitana Lira Tv, che ospita ogni settimana i suoi «monologhi», come li ha definiti lui stesso: «Ne riparliamo il 5 dicembre». Cioè 24 ore dopo il referendum. Un chiaro avvertimento ai dirigenti locali e nazionali del Pd, che hanno preso le distanze dalla frase-choc del governatore contro la presidente dell'Antimafia Bindi («infame, da ucciderla»). Da settimane De Luca è impegnato pancia a terra per sostenere le ragioni del sì al referendum. Uno sforzo dettato più da motivi di convenienza politica che da un concreto interesse verso la riforma costituzionale.


È stato proprio il governatore ad ammetterlo candidamente alla riunione con 300 amministratori martedì scorso all'hotel Ramada. Lì, come racconta Il Fatto, il presidente della Regione ha parlato dell'«interlocuzione privilegiata con il governo», e del «fiume di soldi» arrivato da Palazzo Chigi per la Terra dei fuochi, la bonifica di Bagnoli e in generale per Napoli e la Campania. Un'ottima ragione, è stato il suo ragionamento, per convincere gli elettori a mettere la croce sul sì («Franco - ha detto, tra l'altro, rivolgendosi al sindaco di Agropoli Alfieri - offri una frittura di pesce, portali sugli yacht»). De Luca ha dunque radunato l'esercito dei fedelissimi per provare a ripetere l'impresa delle Regionali del 2015, quando conquistò al fotofinish, e per una manciata di voti, la poltrona di Palazzo Santa Lucia. Eccolo, allora, il suo campo di battaglia: la Campania dove, a prescindere dal risultato finale del referendum, vuole che la spunti a tutti i costi il sì. Meglio, ovviamente, se con un distacco considerevole. In questo modo, sussurra chi lo conosce, De Luca avrà vinto comunque.

Già, perché se a livello nazionale dovesse trionfare il fronte del no, la Campania resterebbe in ogni caso un feudo deluchian-renziano. Viceversa in caso di successo del sì il risultato della Campania sarebbe di sicuro determinante. E a quel punto scatterebbe la resa dei conti, già anticipata dall'ex sindaco di Salerno con la dichiarazione nemmeno poi tanto criptica a Lira Tv («ne riparliamo il 5 dicembre»): forte di un rapporto ancor più stretto con il premier-segretario, De Luca potrà cioè chiedere ed ottenere che si metta mano al partito per sbarrare la strada a personaggi a lui sgraditi e spianarla ai suoi amici, la maggior parte dei quali, manco a dirlo, salernitani. La posta in gioco è alta, il terreno minato. Con le nuove bordate a Bindi il governatore campano ha infatti scatenato la reazione, compatta, del mondo dell'antimafia, che ha un peso politico importante. 

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