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Vendola, ha visto cosa succede?
«Sì e devo dire subito che sono rimasto molto deluso dalle parole pronunciate da De Magistris».
Perché?
«Mi rendo conto che questa per lui sia una pagina di grande turbamento nell’esperienza di uomo pubblico, perché anche a me è capitato di bere qualche calice amaro, condito da speculazioni politiche e linciaggi mediatici. Però ritengo gravi le sue parole, perché lui così prospetta il diritto di immaginare che ci sia una sorta di Cassazione virtuale che di volta in volta stabilisce le sentenze buone e quelle cattive. Questo non è possibile. Nessuno può dire che si tratta di una sentenza politica: mica questo ragionamento vale solo per Berlusconi! Ci si difende secondo le regole. Non si ha diritto ad una giurisdizione speciale, perché quella è la fine dello stato di diritto».
Qual è la sua idea sull’inchiesta che ha portato alla condanna?
«È una storia che meriterebbe una lettura approfondita. Si parla di acquisizioni illecite di informazioni e di ingressi altrettanto illeciti nella vita privata delle persone. Questa è una grave lesione ad un diritto fondamentale dei cittadini: perché ad un certo punto un magistrato ritiene che un cittadino è talmente pericoloso da meritare un controllo non autorizzato. Ecco, questo è il tema della condanna di De Magistris».
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