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È estenuante la mediazione romana per arrivare a una norma per Napoli, per dare l’impulso al “Patto per Napoli”, nella sostanza arginare l’impatto del debito da 2,7 sul bilancio che paralizza la spesa corrente ovvero l’impossibilità di fornire servizi alla cittadinanza. Il sindaco Gaetano Manfredi si è armato di pazienza, ma basterà? Il dubbio resta, ieri però l’assessore al Bilancio Pier Paolo Baretta è stato di nuovo spedito nella Capitale e ha ripreso il suo giro tra Mef e altri ministeri senza trascurare l’Anci. E inquadra così la situazione: «Possiamo dire che i colloqui romani continuano e sembrano utili ad affrontare il nostro problema. C’è interesse e disponibilità. Ma non tutto si risolve a Roma. Una gestione ad hoc del debito non risolve di per se il problema del bilancio. Serve che noi dimostriamo che siamo in grado di gestire in equilibrio il futuro». Insomma, la traduzione è che «la gestione commissariale aiuterebbe e molto il Comune malgrado il debito vada a affrontato a prescindere occorre trovare una soluzione strutturale». Che significa regole nuove e iniezioni di liquidità cadenzate e continue nel tempo almeno una decina di anni.
Il Commissario - per Manfredi - resta una soluzione importante. Nel Patto sottoscritto con Pd, M5S e la Sinistra è chiarito in maniera esplicita: «Serve una procedura per la gestione commissariale del debito della Città di Napoli sulla falsa riga di quella in essere dal 2008 per Roma».
Inoltre, Napoli è anche Città metropolitana un particolare non trascurabile che l’avvicina molto a Roma anche come dimensione di popolazione ed estensione territoriale. Per Manfredi assieme all’intervento di un Commissario devono esserci almeno altri tre tipi di intervento: un fondo per gli enti in difficoltà finanziarie imputabili alle condizioni socio economiche dei territori, un altro per il concorso al pagamento del debito dei comuni capoluogo delle città metropolitane e l’avvio della ristrutturazione del debito degli enti locali con accollo allo Stato. Di questi tre punti il terzo è quello bene avviato ed è in capo al viceministro del Mef Laura Castelli che sull’accollo del debito ha garantito che come strumento Napoli potrà adottarlo da gennaio. Nella sostanza, l’accollo del debito significa che lo Stato rinegozia il debito con le banche per abbattere gli interessi. Sul fronte delle procedure lo schema di Manfredi è pronto, bisogna capire se il Governo verrà incontro alla città. Dall’ambiente vicino a Manfredi si dicono fiduciosi e fanno trapelare che il premier Mario Draghi - entro l’anno - potrebbe venire a Napoli in visita, sarebbe un grosso segnale per i napoletani e per il sindaco. Che in questa vicenda si sta muovendo anche da leader politico del nuovo centrosinistra alleato con il M5S.
Si è mosso e molto ieri anche il Pd con il vicecapogruppo alla Camera Piero De Luca che ha fatto il punto con i suoi incontrando Francesco Boccia, deputato dem che ha la delega agli enti locali. E quindi ha fatto un passaggio al Mef dove ha incontrato la stessa Castelli, che è del M5S, ben consapevole della situazione napoletana atteso che ci lavora da molti mesi.
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