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La camorra del Parco Verde torna in azione, nonostante la massima attenzione delle forze dell'ordine e quella mediatica. Giovedì sera, poco prima delle undici, preceduto dal rombo di una moto di grossa cilindrata, un commando di sei persone, tutte vestite di nero e con i volti coperti da passamontagna, si è materializzato nel blocco B, tra gli isolati B/2 e B/4, seminando terrore con le armi spianate, tra le quali un mitra corto, per inscenare una sorta di stesa silenziosa. «Senza spari - hanno raccontato alcuni testimoni - I sei componenti del commando si sono limitati a puntare le armi di grosso calibro contro alcuni famigliari del boss Ciccarelli». È il capo dell'omonimo clan che da due decenni controlla in maniera asfissiante non solo il Parco Verde, ma anche il vicino bronx, vale a dire il rione delle case popolari ex Iacp di via Atellana. E nel quartiere è stato subito terrore, perché l'azione del commando, la cui presenza anche nel centralissimo corso Umberto era già stata segnalata alle forze dell'ordine, potrebbe costituire un chiaro messaggio al clan Ciccarelli-Sautto: con tutti i capi e lo stato maggiore della cosca in carcere, il controllo dei traffici illeciti nella zona diventa motivo di scontro. Parte della stesa silenziosa è stata ripresa da alcune telecamere dei sistemi di videosorveglianza privata, installate nella zona. Quella dell'«avvertimento» al clan Ciccarelli-Sautto è però solo una delle ipotesi. L'episodio potrebbe essere collegato anche al tentato omicidio di Francesco Falco, 43 anni, già noto alle forze dell'ordine per reati di droga, sfuggito alla morte in Via Cairoli, zona di spaccio, solo per circostanze fortuite, ma ferito gravemente alle gambe.
«Da circa due settimane il livello di tensione ha superato i limiti di guardia», dicono alcuni residenti. Prima una mezza rivolta delle mamme del Parco Verde imbestialite come non mai, perché i media riportano che lo stupro è avvenuto nel Parco Verde mentre - sostengono queste donne - il tutto si è consumato nel rione Iacp, «quello dei cafoni», così dicono i napoletani del Parco Verde, il quartiere testimone della tragica fine di Antonio Giglio, tre anni, e Fortuna Loffredo, sei anni, scaraventata nel vuoto dal solaio dell'isolato 1, per essersi opposta agli abusi di Raimondo Caputo, detto Titò, condannato all'ergastolo, mentre la sua ex convivente Marianna Fabozzi, sconta una pena a dieci anni di reclusione per non aver impedito le violenze su Fortuna e sulle sue due figli.
Poi le piazze di spaccio: da tre settimane le piazze di spaccio non riescono a vendere nemmeno un grammo di droga e quindi sono a fine giornata a incasso zero.
E mentre le indagini e gli esami tecnici sui telefonini degli indagati per le violenze sulle due cuginette proseguono a ritmo serrato, è notizia di queste ore che anche per la sorellina di sette anni di una delle due vittime degli stupri di gruppo, è scattato il provvedimento di allontanamento dall'ambito famigliare, per essere ospitata in una struttura protetta, con il divieto di incontrare i genitori. Un'altra piccola vittima di questo posto dove l'umanità come l'infanzia non sono negate, ma per il semplice fatto che qui, non sono mai esistite. Proprio ieri intanto, una delle due ragazzine costrette a subire violenza, ha compiuto 13 anni. Un compleanno amaro ma pieno di speranza.
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