Vogliono controllare i cellulari di altri tre ragazzini. Non solo quello di F.C., il 15enne finito nel carcere di Airola con l’accusa di essere il capo del branco che ha...
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Tra questi, c’è anche G.L.P., altro minore indagato per l’aggressione di Arturo, anche se scagionato più o meno in tempo reale, grazie a un alibi ritenuto attendibile: il minore lavora presso uno dei negozi di artigianato dei Ferrigno, e la sua presenza nel negozio del centro storico, quel pomeriggio di lunedì 18 dicembre, è stata attestata da più di un testimone. A questo punto non è impossibile intuire il ragionamento degli inquirenti, che puntano a fugare ogni dubbio: dall’analisi del cellulare, è possibile ottenere la geolocalizzazione dei contatti scambiati dal minore, per capire se G.L.P. fosse in via Foria o a diverse centinaia di metri, in zona Decumani. Stesso ragionamento ovviamente per F.C. e per gli altri del gruppetto. Stessa analisi dei cellulari per altri due minori, che sono stati individuati nelle ore immediatamente successive l’agguato a carico di Arturo e che risultavano essere in compagnia del 15enne poi finito in manette. Uno screening assistito sulle conversazioni tramite i social (facebook e whatsapp, in particolare), ma anche su eventuali telefonate di altri soggetti in quei minuti in cui si è consumato il ferimento dello studente, in modo da individuare altri potenziali testimoni. Difeso dal penalista Emireno Valteroni, il 15enne F.C. è in cella dallo scorso 24 dicembre. Sostiene di essere estraneo all’aggressione, prova a smontare gli elementi che lo tengono in cella, tanto da fornire – di sua sponte - il telefonino usato quel pomeriggio per dimostrare di essere altrove rispetto al luogo dell’aggressione.
Al momento, la misura cautelare a carico del 15enne si regge sul riconoscimento di due vittime dell’azione del branco: sulla testimonianza di Arturo, ma anche su quella di un altro ragazzo, riuscito a scampare a un tentativo di aggressione pochi minuti prima, sempre lungo via Foria. Il resto è storia di indizi, di particolari ad effetto: come il caso del giubbino, indicato dal gip come un elemento rilevante. Stando alla ricostruzione operata dagli inquirenti, F.C. venne trovato in piazzetta San Carlo all’Arena senza giubbino, nonostante avesse di recente avuto il morbillo e il clima di quel pomeriggio fosse gelido. Per quale motivo? Era un espediente per evitare riconoscimenti o solo una distrazione tipica di chi esce di casa per fumare una sigaretta, indossando solo una felpa? Leggi l'articolo completo su
Il Mattino