Una Campania sempre più fragile e insicura, incurante dell'eccessivo consumo di suolo e del problema del dissesto idrogeologico mentre i cambiamenti climatici...
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La costruzione scellerata non è un fenomeno solo del passato: nell'ultimo decennio il 12% dei comuni ha edificato in aree a rischio. Preoccupanti anche i dati sulla cementificazione dei letti dei fiumi: anche se il 55% dei comuni intervistati, svolge regolarmente un'attività di manutenzione ordinaria delle sponde dei corsi d'acqua e delle opere di difesa idraulica;il 6% delle amministrazioni ha dichiarato di aver «tombato» tratti di corsi d'acqua sul proprio territorio, con una conseguente urbanizzazione delle aree sovrastanti, mentre solo il 1,5% ha eseguito la delocalizzazione di abitazioni costruite in aree a rischio e il 4% la delocalizzazione di fabbricati industriali. A pagare lo scotto di questa Campania insicura sono i cittadini esposti quotidianamente al pericolo: solo a Napoli oltre 100.000 cittadini si trovano ogni giorno in zone esposte al pericolo di frane o alluvioni.
«I dati dell'indagine Ecosistema Rischio - spiega Giancarlo Chiavazzo, responsabile scientifico di Legambiente Campania- evidenziano la forte discrepanza che ancora esiste tra le evidenze, la conoscenza, i danni, le tragiche conseguenze del rischio idrogeologico nella nostra regione e la mancanza di un'azione diffusa, concreta ed efficace di prevenzione sul territorio. La gestione accurata e sistematica del territorio e la formazione e informazione ai cittadini sui comportamenti da tenere in caso di frane e alluvioni, devono essere una priorità politica, a partire dall'approfondimento e dalla conoscenza del territorio e delle sue dinamiche introducendo l'elemento del rischio in tutte le politiche di gestione e di pianificazione territoriale». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino