Erano in centinaia nella chiesa di San Castrese a Marano per l'ultimo saluto a Michele Coppeto, il 20enne morto tragicamente qualche giorno fa in un incidente al Poggio...
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Gli enti destinatari della comunicazione della prefettura, tra cui Marano, Calvizzano, Mugnano, Qualiano, Quarto e Bacoli, non dovrebbero limitarsi a revocare le autorizzazioni rilasciate alle aziende colpite dai provvedimenti interdittivi ma dovrebbero attivare una serie di controlli per fermare i non autorizzati o comunque coloro che agiscono illegalmente. Per ora tali verifiche, almeno in alcuni comuni, non avrebbero sortito gli effetti auspicati dagli organi sovracomunali. Sono tre le aziende dei Cesarano che, alla luce dei recenti provvedimenti, non possono più operare. Lo stop è stato imposto alla Eredi Cesarano, alla ditta La Fenice e alla Cesarano Funeral Flegrea, quest'ultima costituita poco più di tre mesi fa. I Cesarano sono originari di Castellammare di Stabia, dove operano altre aziende gestite da loro familiari, ma da 35 anni risiedono e lavorano prevalentemente nei comuni di Marano, Calvizzano, Quarto e in altri territori dell'area flegrea. Alfonso Cesarano, ritenuto dagli inquirenti uno dei titolari di fatto di una di queste aziende, finì qualche anno fa nel mirino della magistratura napoletana: fu sottoposto ad indagine nell'ambito dell'inchiesta per il voto di scambio per la tornata elettorale che si tenne a Quarto, poi vinta dall'ex sindaco grillino Rosa Capuozzo. Nome noto alle cronache giudiziarie anche quello di Attilio Cesarano, fratello di Alfonso, condannato per associazione mafiosa con il clan Polverino. Una pena (comminata in appello) per la quale ha scontato dodici anni di carcere. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino