Chi ricorda, a Napoli, Étienne-Jules Marey? Eppure, circa 150 anni fa, lo scienziato francese ha vissuto sulla collina di Posillipo, tutti gli inverni, per oltre 20 anni. Amico...
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All'epoca infatti, non era raro incontrare questo barbuto uomo armato che mirava e sparava agli uccelli. Il suo fucile, però, non li uccideva, al contrario, li prendeva in fotografia. Il prossimo 28 aprileÉtienne-Jules Marey ritroverà la sua terra d'elezione, grazie al documentario «Étienne-Jules Marey, Scienza nel mattino dell'Arte» che sarà presentato in anteprima nazionale all'Istituto Francese di Napoli alle ore 18, in presenza delle registe Julia Blagny, Anne Bramard-Blagny e Josette Ueberschlag. Era ora di rendere la giusta importanza a questo Leonardo da Vinci del XIX secolo. Molte delle immagini da lui prodotte sono note al grande pubblico, come ad esempio « la camminata dell'uomo» o il «volo dell'uccello».
Ma pochi sono coloro che immaginano il lavoro che c'è dietro a queste immagini. Un lavoro, quello di Marey scienziato, ingegnere e inventore, che si è svolto principalmente durante il suo ritiro napoletano. Con la complicità dell'amico Anton Dohrn e della Stazione Zoologica da lui fondata, Marey aveva infatti a disposizione una serie di animali, soprattutto razze e stelle marine, da poter studiare nell'acquario installato direttamente nella sua torre laboratorio di Posillipo. Lo scienziato poteva quindi dedicarsi comodamente ai suoi esperimenti, sfruttando la luce naturale della baia napoletana.
La necessità di capire la dinamica del movimento, scomponendolo in sequenze di immagini sempre più ravvicinate, lo spinge a sperimentare quella che diventerà la pellicola filmica. I primi film realizzati da Marey, al solo scopo scientifico, ritraggono l'infrangersi delle onde sul lungomare partenopeo. Dalla scienza all'arte, il passo è stato breve. Non deve sorprendere quindi che pittori, fotografi, musicisti e artisti di tutti i tempi, si siano lasciati sedurre dalle immagini di Marey, ispirandosi a lui per le proprie opere. Il più noto è senza dubbio Marcel Duchamp che, con il suo «Nudo che scende le scale», riprende esattamente la visualizzazione della scomposizione del movimento introdotta da Marey.
Ma non va dimenticato l'utilizzo che il Futurismo italiano farà di queste tecniche di rappresentazione del movimento per rendere l'idea della velocità e del dinamismo.
Il Mattino