La donna ha i capelli bianchi, la camminata incerta e un vestito a fiori un po' sgargiante. Sta in fila sotto al sole nel parcheggio della scuola Troisi a Pianura, ché...
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Eccolo il voto napoletano con l'ansia del Covid-19; è raccontato tutto in questa scenetta piccola e un po' tenera di Pianura: voglia di fare il proprio dovere nonostante la paura. I numeri dell'affluenza al termine della prima giornata non sono entusiasmanti (24,3 per il referendum alle 19), forse un po' è colpa del timore dei contagi, anche se sarà solo lo sprint di oggi ad offrire valori reali ed attendibili.
Sembra strano raccontare di un'affluenza bassa dopo aver visto code davanti ai seggi di Napoli per tutta la giornata, affollamenti diversi a seconda dei contesti: a Soccavo (54mo circolo via Stanislao Manna) chiacchiere tra amici e rappresentanti di lista un po' ammassati fuori dei cancelli, a Pianura e a piazza Cavour (Scuole Massimo Troisi e Casanova) file ordinate anche se talvolta molto lunghe per via dello sbarramento al cancello della scuola per evitare assembramenti nelle aule, al Sannazaro piccoli gruppetti a chiacchierare di mille cose ma non di elezioni, al Cuoco-Schipa di Via Salvator Rosa presenza in massa di rappresentanti di lista. Insomma, folla tanta, votanti pochi.
In ogni singolo seggio che abbiamo visitato ieri mattina abbiamo trovato un rigorosissimo rispetto dell'utilizzo della mascherina e una accurata predisposizione di percorsi differenti per l'entrata e l'uscita degli elettori. Le altre precauzioni invece sono state interpretate in maniera differente a seconda della sensibilità dei presidenti di seggio o dell'organizzazione complessiva dell'istituto che sta ospitando gli elettori.
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Il capitolo più complesso è stato quello della sanificazione delle mani prima e dopo aver votato. In alcune scuole è stato predisposto il flacone di gel all'ingresso dell'istituto con il controllo più o meno accorto degli agenti, in altre la sanificazione è stata imposta all'interno della sezione, dinanzi agli occhi attenti di presidenti e scrutatori; altrove s'è optato per l'autogestione da parte dei votanti: flaconi piazzati su un banchetto fuori della porta della sezione, chi ne aveva voglia poteva sanificarsi, comunque nessuno controllava.
Massiccio l'utilizzo di guanti di lattice, almeno il 50% delle persone che abbiamo incontrato all'esterno e all'interno dei seggi li indossava. Abbiamo individuato un solo caso di tensione di fronte ai flaconi di sanificante, all'ingresso della Cuoco Schipa un uomo ha annunciato ufficialmente (ma non c'era nessuno ad ascoltarlo) che non avrebbe utilizzato il gel perché su quella boccetta ci mette le mani chiunque, è una maniera pere diffondere meglio il virus, e con un gesto plateale a tirato fuori la sua personale boccettina e s'è cosparso la mani.
Sarebbe necessario abbassare la mascherina per consentire agli scrutatori di identificare l'elettore guardando il documento di identità. Rarissimi i casi in cui abbiamo assistito alla richiesta di mostrare il volto: quasi tutti si sono fidati senza imporre la rimozione della protezione, anche perché gli stessi scrutatori hanno affrontato l'impegno con un pizzico di paura.
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Svariate e complesse le strutture create all'interno delle sezioni nel tentativo di ottenere il massimo del distanziamento. Abbiamo trovato molte costruzioni a scacchiera con i banchi dietro i quali sedevano scrutatori e presidente ampiamente separati e disposti a riempire tutta la porzione di aula lasciata libera dalle cabine; ci siamo imbattuti in fortunate sezioni allestite nelle palestre con spazi talmente ampi da garantire senza dubbio il distanziamento; siamo stati testimoni anche di costruzioni a fortino con una doppia fila di banchi piazzata a ridosso del muro in modo da tenere scrutatori ed elettori a una distanza capace di evitare il droplet ma talmente esagerata da imporre la consegna del documento e la ricezione di scheda e matita piegati a metà sul primo dei banchetti della trincea anti Covid.
Abbiamo anche incrociato sguardi disperati di ragazzi giovanissimi che da ore indossavano la mascherina (giustamente obbligatoria) e chiedevano ai presidenti un minuto di libertà per andare all'esterno delle scuole, togliere per un po' quell'oggetto dalla faccia e respirare a pieni polmoni prima di rituffarsi nei seggi.
Poche le segnalazioni di tensione all'interno dei seggi. Un momento di difficoltà alla scuola Mercalli dove un candidato si è fatto fotografare mentre imbucava la scheda e il presidente ha avuto da ridire, così s'è generata una questione che ha tenuto per 40 minuti bloccate le operazioni di voto. Imbarazzo all'apertura dei seggi alla scuola Orazio nella quale in quattro sezioni (35, 459, 464 e 52) alle sette del mattino ancora non erano state consegnate le urne che sono arrivate dopo venti minuti con i primi elettori della giornata già in coda.
Il vero momento difficile, però, per molti elettori è stato quello della piegatura dell'ampio lenzuolo elettorale per il voto delle regionali: consegnato aperto, come norma vuole, doveva essere ripiegato correttamente prima di essere inserito nell'urna, per evitare che piegature differenti potessero consentire l'identificazione della scheda o del votante. Tantissimi hanno trovato difficoltà nell'operazione, così si sono generati, in quasi tutti i seggi della città, momenti di imbarazzo: l'elettore è uscito con la scheda non piegata correttamente, ha chiesto aiuto per sistemarla ma nessuno poteva soccorrerlo perché sarebbe stata violata la segretezza del voto, così la persona è rientrata nella cabina per lunghissimi imbarazzanti minuti in cerca della sistemazione giusta per il lenzuolo. Alla fine ce l'hanno fatta tutti. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino