Elezioni, per Arzano e Torre Annunziata a rischio camorra: Rosy Bindi mobilita la Prefettura

Elezioni a rischio camorra. A 48 ore dall'apertura dei seggi la presidente della Commissione antimafia Rosy Bindi, rimette al centro del dibattito la questione del voto pulito...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Elezioni a rischio camorra. A 48 ore dall'apertura dei seggi la presidente della Commissione antimafia Rosy Bindi, rimette al centro del dibattito la questione del voto pulito e in particolare sulla necessità di sottrarre all'influenza della camorra i cittadini che vanno alle urne. Mette nel mirino in particolare due aree della provincia di Napoli, quella di Arzano e Torre Annunziata. Ha chiamato in causa direttamente il Prefetto: «Abbiamo chiesto una particolare vigilanza in questi centri e abbiamo avuto assicurazioni che i seggi saranno particolarmente sorvegliati così come tutte le procedure elettorali. In questa fase - ha sottolineato Rosy Bindi - abbiamo preferito dare maggior impulso alle istituzioni territoriali che faranno certamente un buon lavoro. D'altro canto sulle vicende che riguardano questi comuni abbiamo già raccolto tanto materiale. Per il futuro auspichiamo che il Parlamento modifichi la legge elettorale e in particolare detti nuove disposizioni per le commissioni elettorali. Non può bastare controllare solo le autocertificazioni. È necessario far esibire obbligatoriamente anche il certificato penale a tutti i candidati». 

 
Il presidente della Commissione antimafia è intervenuta anche sul caso Riina. È in particolare sulla necessità di assicurare una morte dignitosa a un detenuto. «La morte dignitosa può avvenire anche in carcere - ha sottolineato- e a noi risulta che Totò Riina nel penitenziario dove è rinchiuso è ben assistito. È evidente che ci saranno verifiche sia da parte del dipartimento di sorveglianza sia da parte della magistratura. Farlo tornare a casa significherebbe dare al paese un segnale di cedimento dello Stato nei confronti della mafia». 




  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino