«Sono oramai tre mesi che ogni giorno devo smentire di essere candidato a Sindaco di Napoli. Sono stanco di spiegare che non sarò a capo di uno schieramento di...
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«A qualcuno sembrerà strano, - sottolinea Maresca - ma anche i magistrati sono uomini e donne normali, con le loro idee, le proprie paure, il proprio impegno. Un impegno che vivo come naturale completamento, sotto altra forma, del mio ruolo di servitore dello Stato in magistratura. Quando con l'associazione Arte e Mestieri, di cui mi onoro di essere uno dei fondatori, aiuto ragazzi in difficoltà ad aprire la pizzeria, quando consegniamo generi alimentari a famiglie che non hanno da mangiare, quando istituiamo corsi di formazione professionale per insegnare un mestiere a chi ha bisogno di trovare una occasione nel mondo del lavoro, quando ci mettiamo a disposizione delle persone meno fortunate credo di fare politica nel senso più nobile, perché non la faccio al servizio di una parte, di una fazione, ma per la collettività».
«E continuo a combattere le mafie proprio sul campo dove loro sono più forti e più pericolose», ribadisce il sostituto procuratore generale presso la Corte di Appello di Napoli, «e lo farò per sempre, anche contro tutto e contro tutti. Se ne facciano una ragione i finti soloni che in questi giorni hanno pontificato su distinzione di ruoli, ragioni di opportunità e altre baggianate simili. Lo fanno chissà per quali altri fini, ma presto lo scopriremo». «Tra i tanti ho un difetto più grande - spiega ancora Maresca - che mi rende incompatibile con certa politica: dico e faccio quello che penso ed in cui credo! E per il mio modo di essere non sono disponibile a barattarlo con nessun ruolo, ne tantomeno sono alla ricerca di qualche poltrona. Ho grande rispetto della professionalità e della libertà, degli altri e della mia, perché solo mantenendola si è in grado di continuare le battaglie di civiltà, contro le mafie, contro le illegalità diffuse che danneggiano le nostre terre e rubano il futuro ai nostri figli. Lo dico perchè da troppo tempo sono preoccupato del profondo disgusto dei cittadini per la politica, intesa come »una cosa sporca« e sostanzialmente inutile, tanto »sono tutti uguali«. Dobbiamo abituarci ad un'altra narrazione. Non bisogna alimentare questo sentimento di rigetto rafforzato da vicende poco edificanti di chi ci governa. Quella è patologia che viene sanzionata dalla magistratura, ma la politica è importante, è nobile, non è tutta sporca. Da magistrato conduco una battaglia a viso aperto contro le organizzazioni mafiose, nella mia vita di relazione faccio volontariato per aiutare le persone più sfortunate. Questo non deve autorizzare nessuno a inquadrarmi pubblicamente in fazioni o partiti o competizioni elettorali».
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«Non sono in nessun partito politico, non sono candidato a niente, - ribadisce Maresca - faccio il mio mestiere di magistrato con onore e decoro servendo lo Stato e i cittadini italiani ed ho giurato sulla Costituzione che mai defletterò da questi impegni». Il magistrato chiede «rispetto» per se e anche «per tutte quelle persone, che sono migliaia, che in questi mesi, in questi anni, hanno voluto manifestarmi il loro affetto per il mio impegno di magistrato e per quello di uomo impegnato nel volontariato, sul campo, nella vera politica antimafia. Ci sono migliaia di persone che in questi ultimi tre mesi hanno voluto dimostrarmi concretamente vicinanza, affetto, amore per la mia battaglia contro le organizzazioni mafiose e contro le scarcerazioni dei boss per svuotare le carceri. Consideravo sbagliata, pericolosa, dannosa per la lotta alla mafia una circolare del Dap che ha poi innescato un corto circuito istituzionale tale da far scarcerare centinaia di criminali e tra questi anche mafiosi al 41 bis. Erano fondati anche i miei dubbi circa l'adeguatezza della guida del Dap e chi lo governava 'è stato dimessò». A chi in questi mesi ha seguito le sue battaglie ed ha inteso supportarlo singolarmente o fondando associazioni, gruppi su social network rivolge «mille volte grazie. A tutti questi amici dico di non disperdere questa esperienza e di continuare a insistere a proporre nella realtà la loro voglia di partecipazione alla vita pubblica in ogni forma: non si può e non si deve delegare la rappresentanza dell'intera società solo a partiti o fazioni. Ecco perchè ribadisco il mio dispiacere per chi ha sempre provato in queste settimane a farmi indossare una divisa di una fazione o di una parte politica. Non è così. Sono e resto un magistrato, ho combattuto e combatto le organizzazioni mafiose assieme ai miei colleghi della magistratura inquirente e giudicante, assieme a tutti gli uomini e le donne che indossano una divisa e a quelli che lo fanno nelle scuole, nelle Università, tra la gente e che fanno parte della stessa squadra Stato. Ovviamente non dimentico il ruolo fondamentale dell'avvocatura». «Aggiungo solo un concetto, - conclude - che spero non sfugga a nessuno di noi, mai. La lotta alla mafia... non deve essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale, anche religioso, che coinvolga tutti, che tutti si abituino a sentire la bellezza del fresco profumo di libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, della indifferenza, della contiguità e, quindi, della complicità'. Questo concetto probabilmente io non l'avrei mai saputo scrivere. Eppure fa parte del mio Dna. Sono parole pronunciate da Paolo Borsellino. E io indosso la toga anche per seguire l'esempio di Borsellino e del dottor Giovanni Falcone». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino