Elezioni comunali a Pomigliano, il voto è un test nazionale tra le grandi fabbriche

Elezioni comunali a Pomigliano, il voto è un test nazionale tra le grandi fabbriche
Inviato a Pomigliano Ormai Pomigliano è caput mundi della politica italiana. Tra ministri già giunti e quelli in arrivo. Naturale se l'esecutivo Pd-M5s...

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Inviato a Pomigliano

Ormai Pomigliano è caput mundi della politica italiana. Tra ministri già giunti e quelli in arrivo. Naturale se l'esecutivo Pd-M5s punta molto sul laboratorio politico costruito su misura nell'ex Stalingrado d'Italia per presentarlo come modello futuro. Tutto da vedere in questa cittadina da poco più di 40mila abitanti spaccata in due dalla tratta ferroviaria dove da un lato ci sono le grandi aziende come Fiat, Alenia e Leonardo, dall'altro il paese vero e proprio. Ma, come binari paralleli, non si incontrano mai.


Dell'ex Detroit d'Italia che era, ora rimane sì la Fiat e il suo stabilimento ma anche ciò che suona come una beffa: le targhe alterne alle auto per limitare l'inquinamento da polveri sottili che stanno strozzando Pomigliano. Livelli altissimi anche negli ultimi mesi nonostante il lockdown, tanto che l'amministrazione uscente ha riempito le strade di piste ciclabili per spingere i pomiglianesi a usare le biciclette. Ma con scarsi risultati. La sfida comunque è agguerrita se sono state presentate ben 24 liste con quasi 600 candidati e ogni famiglia si ritrova con almeno un parente in corsa. Ma era quasi naturale: tutti puntano ad espugnare i dieci anni di amministrazione del sindaco di centrodestra, ma ex socialista, Lello Russo. Che però non molla. Perché se da un lato ora si candida come semplice consigliere, dall'altro ha tessuto un rapporto proficuo con il governatore De Luca ed ha piazzato un suo ex assessore, Mattia De Cicco esponente di punta di Fi, come candidato alla Regione. Ma non c'è nessun paradosso o imbarazzo: tanto il governatore non avrebbe mai messo piede a Pomigliano. Vuoi perché è la cittadina di Di Maio, vuoi perché il Pd ha stretto un patto con i grillini, suoi acerrimi nemici. E di Pomigliano è Valeria Ciarambino, candidata M5s alla Regione.

​​​​​TUTTE LE LISTE E I CANDIDATI 

L'uomo nuovo è sicuramente Gianluca Del Mastro, 46enne professore di Papirologia all'università «Luigi Vanvitelli» e presidente della fondazione Ville Vesuviane che guida una coalizione formata da 7 civiche oltre, naturalmente, a Pd e M5s. «Non vengo dalla politica: sono un civico con alle spalle un'esperienza accademica», continua a ripetere con orgoglio. «Pomigliano deve diventare un punto di riferimento per tutto il comprensorio», spiega il docente che boccia gli ultimi 10 anni. «Questo laboratorio politico è un buon viatico - aggiunge - per rilanciare una cittadina che versa in uno stato critico: sotto il profilo ambientale e dell'inclusione sociale, specie nelle periferie. Occorre voltare pagina e guardare diversamente rispetto al passato. Anzitutto occorre una sinergia tra le due Pomigliano. Ne ho parlato con il rettore dell'Università e credo sia necessario portare qui corsi di studio per creare un vero collegamento con le aziende del territorio». E nei prossimi giorni a supportarlo arriveranno un po' di ministri (dalla Catalfo a Costa).
 
E proprio l'arrivo di molti membri dell'esecutivo fa sibilare i primi veleni a Elvira Romano, vice sindaco uscente e candidata con una coalizione di 6 civiche (tra cui una parte di Fi sotto le insegne sempre azzurre di Forza Pomigliano) e la benedizione del coordinatore nazionale di Italia Viva Ettore Rosato. «Vedo i miei concittadini un po' scocciati - dice questa rampante penalista di 46 anni - dalla presenza di chi non è di Pomigliano». Si riferisce ai ministri? «Non solo. Quelli non si sono mai interessati di noi, anche quando abbiamo chiesto una mano per promuovere qualche progetto. Ma il riferimento è anche al mio competitor che corre come sindaco ma non abita a Pomigliano». Vicesindaco uscente naturale punta tutto, o quasi, sulla continuità con l'amministrazione targata Russo. Ma quest'aspetto le attira anche i veleni di essere eterodiretta da Russo stesso. «Assolutamente non è cosi: la scelta sul mio nome è della coalizione e mi sono sempre ritenuta libera. Lello Russo certo è candidato come consigliere, e può rimanere un punto di riferimento». Naturale prosegua la sua mission: «Continuerò i suoi progetti. A cominciare dall'attenzione all'ambiente che ci ha spinto a prendere provvedimenti seri contro le polveri sottili». 

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Eppure Maurizio Caiazzo, imprenditore 59enne e candidato sindaco di Fdi, Udc e 4 civiche, attacca la Romano proprio sul fatto di essere nelle mani di Russo. D'altronde lui del sindaco è stato non solo presidente del consiglio per dieci anni ma anche un fedelissimo. Poi un mese fa la rottura. E ora attacca: «Vorrei poter portare al centro del dibattito gli interessi generali e ripianare quel gap di democrazia che si è creato con l'imposizione dell'uomo solo al comando», è la stoccata a Russo e la Romano. Ma se il centrodestra si è spaccato, lo stesso è accaduto anche nel centrosinistra se scende in campo, con tre civiche, anche Vincenzo Romano. Penalista 45enne è l'ex segretario del Pd, poi con un breve flirt con Italia Viva, che 5 anni fa perse le primarie a sindaco. Uno scontro contro due titani? «La maggioranza in Comune si è sfarinata e la coalizione Pd-M5s è così eterogenea che vota 4 governatori differenti. Io vado avanti e in testa ho un solo obiettivo: puntare su un polo meccatronico sul modello Apple a San Giovanni e prevedere un ospedale di comunità per potenziare la medicina territoriale». E se i suoi due competitor andranno al ballottaggio chi appoggerà? «Se volevo fare alleanze o accordi non ero qui a correre da sindaco....».

(4/continua) Leggi l'articolo completo su
Il Mattino