Il Natale: quando arriva, arriva. Ma con le scadenze elettorali è uguale: quando arrivano, arrivano pure quelle. La prima cosa la diceva Renato Pozzetto, in un fortunato...
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Non tutto fila liscio, però, nel terzo spazio: perché ci sono quelli che non ne vogliono sapere dei vecchi partiti, e quelli che dai vecchi partiti tuttavia provengono; c'è Potere al popolo che a Roma non c'è voluta nemmeno andare, e Rifondazione che invece ci va convintamente, senza però mettersi (o potersi mettere) in prima fila; e c'è Varoufakis che dice niente carrozzoni, venite con noi, e Dema che risponde picche, semmai è Varoufakis che deve andare con loro.
Insomma, le solite cose. Alcune frizioni verranno forse superate, altre no. L'entusiasmo comunque è tanto, e la strategia è chiara. La strategia del sindaco, beninteso. Che sa illustrare il vasto senso della politica europea: c'è un gruppo di Visegrad e un gruppo di Maastricht, e non si può stare né con gli uni né con gli altri. Che sa spiegare contro chi fare la campagna elettorale: contro i Cinquestelle responsabili di aver portato al governo «l'uomo più a destra di questo paese», cioè Salvini. Ma che soprattutto sa come saltellare fra un'elezione e l'altra.
Mossa numero uno: candidarsi alle elezioni europee in nome dei popoli, dell'uguaglianza, della giustizia e dell'amore (l'amore c'è sempre, nei discorsi di de Magistris). Mossa numero due: dopo l'auspicata elezione, tirarla per le lunghe e rimanere alla guida del Comune il tempo necessario per arrivare sino all'appuntamento successivo, quello delle Regionali, dove de Magistris ha già da tempo dato ad intendere che vuole correre. Ovviamente, è molto più comodo scendere in campo avendo già conquistato un seggio europeo. In quel modo, il sindaco di strada può mollare senza rischi la poltrona di Palazzo San Giacomo, tanto, male che vada, mossa numero tre: rimane disponibile il paracadute di Bruxelles.
Una simile sequenza di mosse deve presentarsi però in tutt'altra veste: come un grande movimento civico, come una rete ampia di comitati territoriali, come una nuova leva di movimenti e associazioni, come un effervescente protagonismo dei popoli europei, come una semina di idee, esperienze, testimonianze. Tutto quello che ci vuole per superare la soglia di sbarramento del 4%. Dopodiché la retorica tronituante della rivoluzione partenopea verrà messa al servizio dell'impresa successiva: Palazzo Santa Lucia. Di tutto il resto la città di Napoli e la sua ordinaria e prosaica amministrazione si parlerà un'altra volta. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino