«De Luca è un pessimo presidente, sul Crescent vincono le nefandezze, mentre gli autori di piccoli abusi edilizi sono perseguitati». «De Magistris spieghi...
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«De Luca e de Magistris anche su Scampia giocano a scaricare le responsabilità: alla sicurezza dei napoletani chi ci pensa?»: affonda facilmente il capogruppo regionale di Forza Italia Armando Cesaro sull'ultima polemica legata al campo Rom di via Cupa Perillo. Inevitabilmente, però, finisce per rinnovare una contrapposizione che vede solo sindaco e governatore come protagonisti.
Che si parli dei migranti del Vasto o dei trasporti, con la crisi delle aziende comunali mentre quella regionale genera utili, che si affronti la questione rifiuti, il welfare, il nepotismo del governatore (con la candidatura al Parlamento del figlio Piero) o il familismo del sindaco (con il trattamento di favore a ogni iniziativa del fratello Claudio), sono infatti loro due a monopolizzare la scena.
Uno scontro in crescendo che è esploso dopo le elezioni politiche. I risultati dovevano essere letali per entrambi: il Pd ridotto sotto il 20% spegneva ogni speranza del governatore, la stravittoria dei 5Stelle affondava ogni disegno di alleanza con gli arancioni, il centrodestra resistente e poi l'impetuosa avanza della Lega sembravano un'ipoteca sia sul Comune che sulla Regione. Sei mesi dopo, però, proprio la contrapposizione tra De Luca e de Magistris, con scambi di complimenti al limite dell'insulto, occupa la scena. I grillini campani e napoletani sono in affanno, affidandosi solo al governo per incarichi agli amici e per contrastare le scelte della Regione in ogni campo. Il centrodestra, invece, non chiarisce strategie e leader.
E i due, intanto, si muovono. De Magistris ha prima sbandierato una sicura alleanza con i 5Stelle, con uno scambio politico: a lui la Regione, ai grillini il Comune. Strategia che sembra fallita se sabato si lamentava: «Vedere Fico votare con i fascisti è strano». Poi è scattato il flirt con la sinistra Pd. Dopo la sentenza Crescent è tornato al disegno originario: coalizzare intorno a se un fronte di una sinistra ora divisa in sigle e partitini a cui aggregare i movimenti sin dalle prossime Europee. Bocciato «Liberi e uguali», ecco l'incontro dei giorni scorsi con Nicola Fratoianni di Leu dopo il tentativo, abortito, di coinvolgere la leader di «Potere al popolo» Chiara Capretti sia in DeMa che nella Giunta.
De Luca respira dopo l'assoluzione nel processo Crescent. Il Pd, senza entusiasmo, si è ricompattato sul governatore. E lui ha ripreso a tessere una tela che guarda a compagini della molto frantumata area centrista che magari hanno poco peso elettorale ma muovono precisi settori dell'opinione pubblica. L'esempio di questa strategia rientra è l'incontro di sabato con i «Repubblicani democratici» di Ossorio e Pasquino. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino