Emanuele Filiberto compra il Savoia, insorgono i Neoborbonici e l'Anpi

La polemica sull'idea del principe di acquistare il club di Torre Annunziata

Emanuele Filiberto compra il Savoia, insorgono i Neoborbonici e l'Anpi
Il blitz di Emanuele Filiberto a Torre Annunziata per annunciare l'imminente acquisto della squadra di calcio fondata nel 1908 e che porta il nome della sua dinastia...

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Il blitz di Emanuele Filiberto a Torre Annunziata per annunciare l'imminente acquisto della squadra di calcio fondata nel 1908 e che porta il nome della sua dinastia ha messo in subbuglio non solo la cittadina situata all'ombra del Vesuvio, ma ha scatenato un vero e proprio dibattito extracalcistico che, con ogni probabilità, si trascinerà ancora per settimane seguendo l'onda social. Le dichiarazioni di Emanuele Filiberto di Savoia, che ha annunciato di voler combattere la criminalità e l'emarginazione giovanile attraverso il calcio, ha scatenato l'immediata reazione del Movimento Neoborbonico che ha voluto ricordare al discendente dell'ultimo re d'Italia come i mali che affliggono Torre Annunziata - e più in generale il Mezzogiorno - siano nati proprio con l'avvento della dinastia sabauda.

Prima del 1860 e della caduta del Regno delle Due Sicilie, infatti, Torre Annunziata era una delle "città chiave" del regno borbonico. Sede di una importante fabbrica d'armi, fondata da Carlo III di Borbone, di una ferriera e di una grande quantità di attività dedite alla produzione di pasta - attività che avrebbero fatto guadagnare a Torre Annunziata l'appellativo di "città della pasta" -, dopo la fine del regno dei Borbone perse via via importanza, fino ad essere "declassata" a piccolo centro di provincia e terreno fertile, dagli anni '80 in poi, per la malavita organizzata sulla quale avrebbe indagato, fino a perdere la vita per mano della camorra, un giovanissimo Giancarlo Siani.

«Il Savoia acquista il Savoia "per allontanare la criminalità - dice - dai giovani di Torre Annunziata"!? Bastasse acquistare squadre di calcio per risolvere la questione meridionale - la dura presa di posizione del Movimento Neoborbonico - , noi non vogliamo certamente tirare in ballo i massacri e i saccheggi del Risorgimento, ma se Filiberto oggi è "famoso", è per quel cognome legato al Risorgimento e, pure se sappiamo che lui non è colpevole di fatti di oltre un secolo e mezzo fa, di certo potrebbe esserne consapevole e magari chiedere scusa a nome della famiglia, come non ha mai fatto. Del resto - continuano i Neoborbonici - ci sarà un motivo se Torre Annunziata e il Sud fino al 1860 erano famosi per i primati positivi e dal 1860, dopo l'arrivo dei suoi antenati Savoia, diventano famosi per i primati negativi in testa l'emigrazione giovanile sempre più drammatica. Questo dovrebbero ricordare gli amici tifosi torresi, quando prendono "una valigia di cartone" e partono, oppure sono costretti a prendere certe strade. Ben venga lo sport ma i giovani hanno il diritto di sapere e di essere orgogliosi della loro storia, quella vera, che certamente "il Filiberto" non vorrà raccontargli».

La voce dei neoborbonici, intanto, non è la sola voce a "levarsi" contro i Savoia alla guida del Savoia. Altra censura eccellente è arrivata nelle scorse ore dalla sezione cittadina dell'ANPI. La sezione "Maria Penna e Rocco Caraviello" ha ricordato ad Emanuele Filiberto come proprio Torre Annunziata sia stata una delle due città della Campania a votare per la Repubblica al Referendum del 1946, invitando il principe a non strumentalizzare i mali che affliggono la città. 

«Torre Annunziata - si legge in un post lanciato su Facebook - fu una delle due città della provincia di Napoli a votare Repubblica. Il sud votò in massa monarchia e la Campania fu la regione d'Italia che diede, in termini assoluti, più voti alla monarchia. Ma Torre Annunziata, allora terra di lavoro, fu una eccezione e votò per la Repubblica. Oggi Emanuele Filiberto di Savoia arriva a Torre Annunziata per "fare" calcio e magari strumentalizzare i dolori della nostra terra. È verissimo - continua il post - Torre Annunziata ha un vitale bisogno di legalità e per questo ha bisogno di cittadini e cittadine, non di principi, principesse, sovrani, regine e soprattutto mai più sudditi».

In verità il progetto di Emanuele Filiberto di rilanciare il territorio attraverso le attività calcistiche, extracalcistiche e con borse di studio - finanziate da chi? - non è nemmeno una novità. Basti pensare alle decine di squadre di calcio affiliate ai campionati minori della Campania - una su tutte l'Oratorio don Guanella di Scampia - che da anni combattono in prima linea per i giovani e per la legalità ma che hanno sempre ribadito - spesso anche con forza - come il solo impegno civico e nello sport non sia sufficiente a sradicare mali quali l'emigrazione e la microcriminalità giovanile.

Notizia delle ultime settimane è l'arresto di quattro esponenti del potente clan Gionta che avevano chiesto il pizzo - 130.000 euro - al Savoia per poter scendere in campo "senza problemi". Resterà da capire se Emanuele Filiberto e la sua nuova holding saranno in grado di resistere alle pressioni della criminalità o se saranno costretti - e nessuno se lo augura, a cominciare dalla parte sana della tifoseria e della città - a fare marcia indietro sotto una pioggia di fischi di sanremese memoria. 

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Il Mattino