Emergenza migranti: centri per ottomila stranieri, così funziona l'accoglienza in Campania

Tra ex alberghi, coop e onlus sono 95 le strutture di primo approdo per chi arriva dagli hotspot

Migranti in arrivo a Lampedusa
È da tempo un’attività di rilievo nel lavoro delle prefetture. E lo sarà di più con il decreto del governo sullo stato di emergenza immigrazione,...

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È da tempo un’attività di rilievo nel lavoro delle prefetture. E lo sarà di più con il decreto del governo sullo stato di emergenza immigrazione, che è già sul tavolo dei cinque prefetti campani. A loro spetta sistemare i migranti assegnati alla Campania, seguendo le indicazioni nazionali del commissario straordinario, probabilmente il prefetto Valerio Valenti. Anche in Campania, si parte da una realtà strutturata negli ultimi anni, con due sistemi di accoglienza. Si parte dai Cas, centri attivati con procedure d’urgenza destinati a farsi carico dei nuovi arrivati che non hanno ancora presentato domanda di protezione e asilo. In seconda battuta, ci sono i Sai, centri più attrezzati che non assicurano solo assistenza materiale, ma anche formazione e integrazione.



Lo scorso anno, in Campania, i Centri di accoglienza straordinaria (i Cas) erano 95. Ex alberghi in disuso, immobili fittati e riattati da cooperative e onlus, scelti dalle Prefetture con procedure d’urgenza su requisiti di affidabilità. Sono i luoghi dove transitano gli immigrati appena arrivati, passati per gli hotspot della Sicilia e del Friuli Venezia Giulia porte d’immigrazione in Italia. Spiega il prefetto Mario Morcone, assessore all’Immigrazione della Regione Campania: «Le Prefetture devono decidere in tempi brevi la sistemazione degli immigrati indicati dal Ministero. Tempi stretti, rapide decisioni e timori continui dei controlli della Corte dei conti e delle Procure sui criteri di scelta seguiti». 

Il costo medio giornaliero per un immigrato nei Cas, stabilito nel contratto tra Prefetture e enti gestori, è stato, lo scorso anno, di 26,31 euro. Include scheda telefonica, vitto, vestiario. I Cas, che assicurano decoro ai migranti, sono di fatto strutture di prima accoglienza poco più che alberghiere. Prima di esservi destinati, gli immigrati vengono identificati e visitati negli hotspot d’arrivo. Un sistema che dovrà farsi carico della dichiarata emergenza che, nei primi tre mesi di quest’anno, ha registrato 31292 arrivi. Fino a questa emergenza dichiarata, in Campania è stata la provincia di Napoli a farsi carico del maggior numero di sistemazioni, con 34 Cas per un totale di 1694 posti disponibili. Due anni fa gli arrivi di migranti sono stati 4 volte di meno degli attuali e, per questo, nei centri Cas della provincia di Napoli nel 2022 erano ospitati 395 migranti in meno dei posti disponibili. Una tendenza nazionale, rispecchiata anche nelle altre province campane. A Salerno, con sette Cas, i posti disponibili erano 543, ma gli ospiti registrati 461. 

Spiega il prefetto Morcone: «I dati dei Cas sono flessibili, proprio perché queste strutture hanno un ampio turn over legato anche alla situazione delle domande di protezione presentate e al numero di arrivi di migranti mai prevedibile». Nella provincia di Caserta, dove sul litorale domizio c’è una delle più numerose comunità di extracomunitari di origine africana, le strutture Cas sono 22, con 763 posti disponibili e, lo scorso anno, 110 non occupati. Stesso rapporto nelle altre due province campane. Ad Avellino, con 17 Cas, i posti disponibili erano 445 e 371 quelli occupati. A Benevento, dove erano aperti 15 Cas, su 379 posti disponibili, 90 erano liberi. E, nel loro studio sull’accoglienza in Italia, scrivono Openpolis e Actionaid: «Spicca il dato dei posti liberi nei centri. Alla fine del 2021, erano oltre 20mila in Italia, per 63mila posti disponibili nei Cas aperti».

Quello dei Sai è il sistema delle strutture di seconda accoglienza gestito insieme dal ministero dell’Interno e dai comuni attraverso l’Anci. Bandi di concorso finanziati, strutture professionali che accolgono, formano e preparano all’integrazione chi, in prevalenza, ha già chiesto asilo e protezione. I numeri sono certi e non risentono della imprevedibilità legata ai nuovi arrivi e all’urgenza di sistemare chi è da poco sbarcato. Il sistema di accoglienza e integrazione, Sai appunto, ha in Campania un totale di 4878 posti disponibili per 131 centri attivi. Operatori sociali, formatori, psicologi, strutture meno precarie gestite da onlus esperte caratterizzano la seconda accoglienza. Sui Sai, il governo ha di recente stanziato 40 milioni per nuovi bandi. I centri Sai sono attualmente 30 in provincia di Avellino, 25 in provincia di Benevento, solo 10 in provincia di Caserta, 29 in provincia di Napoli e 35, la maggioranza, nella provincia salernitana. Numeri legati alla capacità dei comuni di attivare progetti di integrazione finanziabili affidandosi a strutture capaci. A Napoli città, solo due centri Sai, altri due a Salerno, due a Benevento, due a Caserta. E ce ne è uno ad Anacapri e Procida. Attivi i comuni del Cilento e del Vallo di Diano, con centri Sai a Caggiano, Capaccio, Castelnuovo Cilento, Ceraso, Eboli, Felitto, Monteforte Cilento, Magliano Vetere, Novi Velia, Ogliastro, Olivetro Citra, Padula, Piaggine, Polla, Roscigno. Comuni che hanno saputo organizzarsi con progetti di integrazione. 

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Il Mattino