Un piano d'emergenza per scongiurare la crisi dei rifiuti è non solo auspicabile ma anzi indispensabile, quando manca poco più di un mese alla chiusura per...
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Il messaggio politico che la Regione, su una materia tanto spinosa, sta lanciando ai suoi interlocutori è chiaro e presuppone un'apertura, non l'imposizione di diktat calati dall'alto (anche perché il quadro delle competenze è ampio e articolato, non siamo più in regime commissariale): Nulla è ancora stabilito, discutiamo. Ciò non significa, però, che ci siano margini per temporeggiare e non decidere. Sarebbe da irresponsabili, specie in una fase positiva per la Campania che, ancorché in un contesto socio-economico preoccupante, ha appena dato prova di sorprendenti capacità organizzative ospitando con successo le Universiadi e stupendo il mondo. Già in passato questo territorio ha mostrato un certo masochismo facendo emergere le proprie inefficienze, le ombre anziché le luci. Quei tempi sono lontani e nessuno che abbia buonsenso li rimpiange.
Meno male, allora, che una bozza di piano rifiuti esiste già. Su quella si dovrà ragionare, modificandola, migliorandola, ma arrivando rapidamente ad una sintesi. Ora, infatti, viene il difficile. Perché alcune misure vanno attuate, e senza indugi. Nessuno pensi, dunque, di resuscitare antiche proteste, dietro le quali si cela spesso un approccio ideologico e una diffusa convinzione che in una comunità civile non può essere condivisa: quella che gli anglosassoni chiamano sindrome di Nimby (Not in my backyard, non nel mio cortile) secondo la quale ogni sacrificio è legittimo e possibile, purché lo facciano gli altri. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino