Epifania a Napoli, la crisi delle bancarelle del Vomero: «Stiamo scomparendo, il numero di stand s'è dimezzato»

«È inconcepibile che una fiera natalizia, dove si vendono presepi e addobbi di Natale, inizi il 4 dicembre a ridosso dell'Immacolata»

Non solo la Befana a piazza Mercato, un'altra antica tradizione - legata all'Epifania - è quella che per anni ha visto animare le bancarelle di via Ruoppolo,...

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Non solo la Befana a piazza Mercato, un'altra antica tradizione - legata all'Epifania - è quella che per anni ha visto animare le bancarelle di via Ruoppolo, al Vomero. O almeno è stato così fino a poco prima dell'arrivo della pandemia. L'Antica fiera natalizia del quartiere collinare, che coinvolge operatori del settore da più di 35 anni, ha subito una profonda e infausta trasformazione. Se anni fa erano circa 55 gli stand che affollavano il viale con articoli di Natale, oggettistica e bancarelle colme di dolciumi, ora sono rimasti poco più di 25 gazebi. Una cifra più che dimezzata. Così cambia anche il clima natalizio che si respira mentre si passeggia lungo il viale. Un'atmosfera spenta. Non c'è più quel tipico via vai di avventori che con entusiasmo componevano la calza della Befana.

Ma a cosa viene attribuita questa crisi? A parlarcene è direttamente uno degli operatori: «Lavoro qui insieme a mia moglie da oltre 25 anni, quindi  credo di essere in grado di raccontare sia il bello che il cattivo tempo di questa fiera - spiega Sergio Corvino - Non c'è storia rispetto ai tempi pre-pandemia. È tutto diverso, è tutto molto più difficile sia con il cliente che con l'affluenza - continua a spiegare lo storico operatore della fiera natalizia del Vomero - Ormai l'avventore acquista sempre meno, ma oltre al calo delle vendite c'è stato anche un cambiamento che riguarda il target di clientela - poi specifica - prima abbracciavamo una fascia più facoltosa; acquirenti abituati a comprare un prodotto di qualità. Ora invece la richiesta si è trasformata, il cliente cerca un prodotto più commerciale, più economico, e di conseguenza abbiamo dovuto cambiare anche il tipo di merce in esposizione. Questo accade perché il prodotto bello non si vende più, ha un costo troppo elevato». Ma oltre al calo delle vendite, la crisi delle bancarelle di via Ruoppolo sembra essere dovuta anche a un problema organizzativo: «È inconcepibile che una fiera natalizia, dove si vendono presepi e addobbi di Natale, inizi il 4 dicembre a ridosso dell'Immacolata. Come sappiamo per tradizione l'albero di Natale si fa l'8 dicembre, e iniziare la fiera solo pochi giorni prima, significa perdere gran parte del lavoro e degli incassi. Avremmo dovuto aprire entro il 20 novembre, come ci avevano promesso - continua a spiegare Corvino - sarebbero stati tempi più ragionevoli per il nostro settore». Quindi, ad aggravare il quadro, ci sono anche complicazioni legate alla tempistica per ottenere l'autorizzazione di occupazione di suolo. Un'autorizzazione ritirata il 28 novembre - come mostra l'operatore con un documento - ma che sembra essere ugualmente troppo tardi se si considerano i tempi necessari per l'allestimento degli stand (circa quattro giorni). «Questa attività la porto avanti insieme a mio padre - racconta Vincenzo Di Maso, operatore dell'Antica fiera natalizia del Vomero - Siamo storici in via Ruoppolo, soprattutto mio padre che opera qui da 35 anni, ma negli ultimi anni la fiera sta deludendo», commenta amereggiato. «Noi trattiamo sia articoli natalizi che prodotti per l'Epifania - continua a raccontare Vincenzo - Ormai il natalizio sta andando a finire come tradizione, mentre, per quel che riguarda l'Epifania, non è così. Per fortuna resiste ancora - poi chiosa Di Maso - ma ci sono molti supermercati che fanno tanta concorrenza e noi non riusciamo a stare al passo». Le vendite - rispetto al 2018 - sono calate del 60-70%, quindi si è registrato un netto ribasso che va al di là della pandemia. Poi conclude con un raggio di speranza che gli attraversa il volto: «Speriamo solo che le cose andranno meglio». 

Quel che chiedono gli operatori del settore è una maggiore attenzione al fine di preservare un'antica tradizione che si tramanda da generazioni: «Siamo una realtà poco considerata - palesa Sergio Corvino - Oltre a San Gregorio Armeno (che però si occupa principalmente di arte presepiale), per gli addobbi natalizi ci siamo solo noi - poi conclude - Abbiamo bisogno di una maggiore attenzione, è l'unico modo per non scomparire e per non commettere l'errore di dare spazio a realtà non territoriali, come quelle cinesi che ormai stanno invadendo il mercato».  

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Il Mattino