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Undici episodi di guerra nel giro di poche settimane, qualcosa che non ha paragoni rispetto a qualsiasi altro contesto metropolitano europeo. Un crescendo, all'insegna di agguati, omicidi, bombe e stese, che spinge gli inquirenti napoletani a battere su un punto in particolare: c'è il rischio vendetta, perché il livello dello scontro raggiunto fino a questo momento impone possibili reazioni sempre attuali. Anzi: ciascun soggetto coinvolto fino a questo momento nelle indagini potrebbe «dare sfoggio di brutale ferocia e implacabile determinazione», sentendosi nel mirino degli avversari. Eccolo il ragionamento che spinge la Procura di Napoli a chiedere gli arresti a carico di presunti estorsori di Ponticelli (sei fermi convalidati ieri notte). Fanno capo al gruppo De Martino, Casella, sono riconducibili al cartello dei De Luca Bossa-Minichini, in questo momento in guerra con i De Micco. Materia in valutazione del gip del Tribunale di Napoli, chiamato ad esprimersi su due episodi di estorsione, consumati nei piccoli ambienti criminali di Ponticelli. Vicende apparentemente di basso profilo, che trasudano violenza.
Prendiamo l'ultimo caso, quello a carico di Salvatore De Martino e di altri tre presunti affiliati: sono accusati di aver picchiato una pusher, imponendole il pizzo sulla sua piazza di spaccio. Un episodio del 2019, che riaffiora oggi proprio mentre odi sedimentati nel tempo rischiano di esplodere in altri fatti di violenza e di mettere a repentaglio la vita delle tante persone oneste (la maggioranza) che vivono in periferia est. Una pusher picchiata a sangue. Volto tumefatto, come raccontano le immagini depositate agli atti, al termine di un pestaggio consumato sotto gli occhi di una ragazzina, la figlia minorenne della spacciatrice presa di mira. Violenza senza tregua, ricostruita grazie alle dichiarazioni del pentito Rosario Rolletta, che conferma il contenuto di alcune intercettazioni.
Torniamo alla storia della donna picchiata, quella con il volto tumefatto di botte. Una pusher, una spacciatrice che resta fedele alla prima regola appresa nella sua vita. Quella dell'omertà, della consegna del silenzio, anche quando hai la peggio e la tua dignità viene mortificata sotto gli occhi di marito e figlia. Nessuna denuncia, nessuna reazione. Una vicenda che emerge dal lavoro investigativo che in questi giorni procede frenetico, alla luce delle segnalazioni che arrivano dal territorio. Non solo morti ammazzati, non solo episodi eclatanti come la deflagrazione di una bomba. A leggere la scia di eventi delittuosi messi insieme solo negli ultimi mesi, si contano anche circostanze apparentemente di importanza secondaria, che bastano comunque a evidenziare in quale contesto ci troviamo: auto in fiamme, resistenza a pubblico ufficiale, intimidazioni. Uno scenario che va calato in una realtà metopolitana che fa registrare delitti sanguinari anche in altri spaccati rionali. È di ieri la ricostruzione della cosiddetta mattanza dei ventenni, come emerge dai nomi e dall'età delle vittime, che conviene ricordare a ritroso: il 19enne Giuseppe Fiorillo (Secondigliano), il 23enne Carmine D'Onofrio (Ponticelli), il 24enne Benvenuto Gallo (San Pietro a Patierno), il 25enne Antonio Zarra. Una scia di sangue che per droga o giù di lì.
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