In un'indagine della Procura di Potenza, condotta dalla Polizia Stradale e dalla Guardia di Finanza, sono state denunciate 68 persone per una truffa alle compagnie...
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Gli esercizi di rivendita di autoveicoli coinvolti sono stati in tutto quattro, tre a Potenza ed uno in provincia di Napoli. Dieci le compagnie assicurative truffate e 104 i veicoli radiati in quanto oggetto di fittizia intestazione. L'operazione è stata denominata «El Cid» ed è partita dalla scoperta di un giovane potentino nullatenente (nel frattempo deceduto) che era intestatario di diverse decine di autovetture. Nel corso delle indagini è emersa l'anomala frequenza di sinistri falsi, con truffa alle compagnie assicurative.
Tra i vantaggi conseguiti dall'organizzazione, inoltre, c'era quello di stipulare polizze assicurative alle tariffe molto più vantaggiose previste per i residenti nella provincia di Potenza rispetto a quelle campane. Così per circa tre anni l'organizzazione ha lucrato sui risarcimenti da parte delle compagnie assicurative per un valore complessivo pari a circa 80.000 euro. Tenuto conto anche del risparmio assicurativo ottenuto dagli effettivi utilizzatori dei veicoli monitorati, il giro d'affari illecito stimato ammonterebbe a circa un milione di euro.
Nonostante l'accortezza di denunciare incidenti senza feriti così da non coinvolgere terze persone e non dare nell'occhio, sono stati commessi degli errori, come ad esempio quello di documentare alcuni sinistri indicando un conducente in realtà già deceduto, un passaggio di proprietà da parte di un soggetto in quel momento ricoverato presso strutture sanitarie e un contratto di matrimonio falsificato (uno dei finti coniugi era già deceduto) utilizzato per fruire di una classe di rischio più favorevole.
Tutte anomalie che, insieme alla frequenza dei sinistri, hanno anche destato i sospetti delle compagnie assicurative che hanno nel tempo cominciato a sporgere querela. Altra attività illecita è stata l'immatricolazione di veicoli apparentemente provenienti dall'estero ma, di fatto, di origine illecita, in quanto ne è stata rilevata l'alterazione dei numeri di telaio nonché dei relativi documenti di circolazione.
I promotori dell'organizzazione, infatti, ricettavano auto rubate in Italia che venivano immediatamente dotate di numeri di telaio appartenenti a veicoli realmente circolanti in vari Paesi europei (Germania, Francia e Spagna). Successivamente, grazie all'opera di un falsario, producevano documenti falsi (carte di circolazione tedesche, francesi o spagnole) di ottima fattura, con i quali veniva avviata la pratica di nazionalizzazione, tramite un'agenzia di pratiche auto di Castello di Cisterna, in provincia di Napoli. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino