Ripartenza in salita per le discoteche. Dopo l'approvazione, l'altro ieri, delle linee guida da parte della conferenza delle Regioni, dal 15 giugno le piste potranno...
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Le restrizioni non mancano nel Decreto del 4 giugno: una ripartenza blindata per un mondo che fa della vicinanza sociale il suo clou. Autorizzate solo le piste all'aperto, obbligo di mascherina al chiuso, 2 metri di distanza tra chi balla, consumazioni solo al tavolo, numero limitato di accessi, divieto di danze di coppia. Un settore enorme, quello di disco, sale da ballo e nightclub, che conta - secondo i dati nazionali di Silb - 90mila lavoratori, 5,3 miliardi di fatturato annuo, 4,3 milioni di utenti a settimana e 2500 attività. Un indotto da cui dipendono migliaia di dipendenti le cui prestazioni non saranno richieste fino all'autunno.
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Interpretazione delle norme, riorganizzazione e riconversione dei locali: queste le attività quotidiane dei gestori in questi giorni. «Siamo sopravvissuti al virus - riprende Esposito - Riapriamo domani con il Neasy: era una delle discoteche più forti della Campania e diventerà un lounge bar. I protocolli sono inapplicabili per le discoteche. La ripartenza è un punto di inizio, ma è impensabile ballare in pista a 2 metri ed evitare le consumazioni al banco. In discoteca ci si va per bere, aggregarsi e flirtare. La Mela e il Posillipo non riapriranno, se ne riparla in autunno. Nelle strutture estive, invece, abbiamo riaperto il Nepo a Coroglio come bar. Con queste norme ci servirà il 35% in meno del personale». C'è poi un altro tema cruciale: la «super-movida» del post-covid, con i giovani che invadono vie e quartieri fino a tarda notte, tra traffico e risse: «Non si è ben valutato il ruolo sociale delle discoteche - conclude Esposito - Tengono il mondo della notte lontano dal suolo pubblico. Sono vasche, contenitori per il popolo della movida che invece oggi si ritrova per strade che non rispondono ai loro bisogni. La mancanza delle discoteche si sente, anche per certa gente abituata a sconnettere e che può diventare violenta».
Lo stop delle discoteche, insomma, pesa su chi non ci va. Sulla disorganizzazione della movida partenopea Frenna ha le idee chiare: «La movida a Napoli è lontana da quelle europee di Ibiza, Barcellona o Berlino, dove alle 2 i bar si svuotano e la notte prosegue in discoteca. Qui è tutto più caotico: bisogna separare l'identità di bar e discoteche per licenze e funzioni, al contrario di come avvenuto negli ultimi anni». L'effetto di questa liberalizzazione amministrativa si nota poi nelle strade, affollate e caotiche fino a notte fonda. «Se noi siamo chiusi e c'è una giungla di orari si creano problemi per tutti, residenti e gestori - dice il titolare dell'Arenile, che ha comunque fissato un aperitivo domani alle 17 - Siamo aperti come lido dalle 9.30 alle 19. Cominceremo con gli aperitivi serali dal 15, con prenotazione e servizio ai tavoli. La discoteca no, anche se ho perso 2 milioni di indotto finora. Separare i ragazzi è difficile. Servirebbe un bodyguard per ogni cliente». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino