Da lunedì 4 maggio riaprono gli ospedali della Campania: non più solo urgenze e accessi limitati ai pronto soccorso ma si ritorna anche alle prestazioni ordinarie in...
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Ora il cambio di marcia che lascia spiazzati proprio i medici, guardinghi e sulla difensiva in quanto temono uno sbaraglio che va assolutamente evitato. Intendiamoci: i camici bianchi, quelli meno impegnati in questa lunga emergenza, non è che non vogliano tornare a lavorare a pieno regime, anzi accolgono con favore l'accelerata della Regione ma prima di riempire corsie e ambulatori di pazienti chiedono che vi siano certezze e condizioni di sicurezza. «Non si può rischiare che dopo i pronto soccorso anche gli ambulatori diventino luoghi di infezione e sede di incubazione del contagio», sottolinea Pierino Di Silverio dell'Anaao.
Distillate nel provvedimento regionale in una decina di punti: si va dalle prenotazioni, da favorire tramite Cup e accessi on line, alla soluzioni in telemedicina e consulto telefonico per le visite, alla pianificazione di sanificazioni straordinarie di ambulatori e stanze di degenza, fino alla pianificazione di opportuni percorsi per accedere ai luoghi di diagnosi e cura senza trascurare la precisione negli appuntamenti al fine di ridurre al minimo la permanenza dei pazienti all'interno delle strutture e impedire l'affollamento negli spazi di attesa. Non basta indicare misure di distanziamento e di protezione (tramite mascherine e gel disinfettanti) e il divieto di presenza di accompagnatori (fatti salvi i casi di disabili, minori e non autosufficienti), per garantire che dal 4 maggio, dopo il lungo digiuno, non si torni alla calca giornaliera di pazienti in debito di cure. «Siamo consapevoli che l'erogazione delle cure per pazienti cronici, per troppo tempo interrotte o posticipate a causa della riqualificazione di diverse strutture ospedaliere in periodo di emergenza Covid - avverte il segretario regionale dell'Anaao Vincenzo Bencivenga - necessitano di ritornare alla normalità ma siamo molto preoccupati per le modalità con cui la task-force regionale ha fatto scattare il disco verde alle attività assistenziali sospese». Individuazione di Hospital Covid e ospedali liberi da pazienti infettivi, adozione di metodologie validate di screening della popolazione e degli operatori, precisi e condivisi percorsi assistenziali intra ed extraospedalieri, fornitura regolare di Dpi (dispositivi di protezione) per gli operatori: queste le misure elencate dal sindacato per ripartire in sicurezza. «In soli sei giorni - concludono i dirigenti medici - è impossibile garantire quello che non si è riusciti a realizzare in 40 giorni». Un no a rischi e improvvisazioni pronunciato anche da altri rappresentanti dei medici come Cimo e Cisl che invocano anche procedure standard di gestione dei pazienti dopo la fase dell'isolamento. «In Germania - conclude Antonio De Falco della Cimo - chi accusa o teme i sintomi della Sars Cov - 2 suona ad un citofono di un ospedale Covid e ottiene un tampone dopo il cui si decide dove e come curarlo e mai andrà in un ospedale generale».
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Il Mattino