Napoli, l'antica chiesa miracolosa di Forcella ​abbandonata al degrado

Un visitatore curioso che oggi decida di avventurarsi nel "ventre" antico del quartiere Forcella difficilmente riuscirebbe a intuire che molti secoli fa in quella zona...

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Un visitatore curioso che oggi decida di avventurarsi nel "ventre" antico del quartiere Forcella difficilmente riuscirebbe a intuire che molti secoli fa in quella zona sorgeva una chiesa dove i sovrani angioini si recavano ogni sabato in pellegrinaggio. Transitare a vico Santa Maria Antesaecula e nell'antico Fondaco Cappella dei Paratori oggi può essere una avventura decisamente "elettrizzante" specie nelle ore serali e notturne. Tutta la zona, infatti, da ormai diversi decenni è sprofondata nel degrado più assoluto e i bassi del quartiere sono popolati da prostitute ed extracomunitari di ogni nazionalità ammassati in pochi metri quadrati. Dell'antichissima chiesa di Santa Maria a Sicola ormai non restano altro che alcune vestigia. Un accenno di un antico portone d'ingresso e alcune lapidi malamente coperte da cavi elettrici - quasi tutti abusivi - che ne nascondono la bellezza e la storia. Ma andiamo con ordine.

 
Nel 1275 il nobile napoletano Pietro Leone Sicola fondò la chiesa con annesso conservatorio per giovani fanciulle povere. Pochi anni dopo il re Ladislao I di Durazzo, afflitto da una gravissima forma di sciatica che nessun medico dell'epoca era in grado di curare, secondo la leggenda guarì miracolosamente dopo essersi recato in preghiera nella chiesetta che ospitava una immagine della Vergine. Una lapide, apposta nel quattrocento e ancora oggi ben visibile, ricorda l'evento prodigioso. Da allora le sorti del piccolo edificio di culto cambiarono radicalmente, con ampie elargizioni da parte della Corona che ne fecero una delle più belle e ricche della città. Con la prematura scomparsa del sovrano durazzesco e la successione di sua sorella Giovanna II al trono napoletano le fortune della chiesa sorta a due passi dalla sede dell'antico sedile di Forcella non mutarono. La sovrana angioina, estremamente legata alla memoria del fratello, vi si recava ogni sabato in pellegrinaggio, sbalordendo il quartiere popolare con lo sfarzo e la magnificenza dell'intera corte tenuta a seguire la sovrana nei suoi atti di devozione.

Alcuni secoli dopo, a causa del tumultuoso - e disordinato - sviluppo della città, la zona fu ritenuta poco salubre e poco adatta ad ospitare un istituto religioso per fanciulle e l'intero complesso fu trasferito nel rione Sanità, dove sarebbe sorta la chiesa di Santa Maria Antesaecula - dalla storpiatura del nome del fondatore della piccola chiesa di Forcella - ammirata ancora oggi da napoletani e turisti. 

Nel 1824 Ferdinando I delle Due Sicilie affidò la chiesa - allora ancora attiva come luogo di culto - alla Congrega di San Nicodemo degli apparatori. Con l'Unità d'Italia e la soppressione di molti edifici religiosi cominciò il lento declino della chiesa che fu via via abbandonata fino ad essere letteralmente dimenticata. Oggi pochissimi napoletani sanno che nel cuore di uno dei quartieri più antichi della città sorge una chiesa che per secoli è stata meta di pellegrinaggio da parte di sovrani e popolani. Dell'antica immagine miracolosa della Madonna si sono perse le tracce da secoli e oggi il portone della chiesa è sbarrato con un grosso lucchetto. Le ultime notizie relative alla duecentesca chiesa di Santa Maria a Sicola riguardano un sequestro da parte della Polizia Municipale che intervenne per sgomberare i locali - ormai completamente devastati - da un deposito abusivo di materiali edili.
 
È giallo, invece, sulla attuale proprietà dell'edificio. Ne la Curia e ne il Comune di Napoli ne reclamano la proprietà e così la chiesa è mestamente tornata ad essere un deposito abusivo, in attesa di essere cancellata del tutto - sulla sommità dell'antico edificio di culto è stata persino costruita una veranda abusiva - dalla memoria collettiva. Quasi del tutto inesistenti, infine, le informazioni storiche sulla chiesa "prediletta" dei sovrani Angioini. Negli scorsi giorni il blogger Antonio Lombardi, con un bell'articolo sul suo spazio web, ha ricordato - e duramente stigmatizzato - lo "sfregio" postunitario alla Napoli nobilissima. 


«Purtroppo questa antica chiesa segue il destino dell'immenso patrimonio storico napoletano che sta andando letteralmente disperso - ha spiegato il presidente dell'associazione Sedili di Napoli Giuseppe Serroni - secondo alcuni studi nella città di Napoli sono almeno 200 gli edifici di culto che giacciono in stato di abbandono e degrado. Questa chiesa qualche anno fa è stata trasformata in un deposito abusivo di materiali edili e solo poche tracce architettoniche ne ricordano l'antico splendore. E' un vero peccato - prosegue Serroni - che ci sia così poco interesse a salvaguardare queste importanti testimonianza della nostra città. Per rivalutare un così ampio patrimonio sarebbe necessario un vero e proprio piano Marshall per le antiche chiese in rovina. Purtroppo ne il Comune e ne la Curia sembrano avere la volontà e la forza per evitare la dispersione dei pezzi della nostra storia».  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino