Due volanti della polizia presidiano l'agenzia di scommesse di piazza Calenda dove ieri sera a Napoli due sconosciuti in sella a scooter hanno giocato al tiro al bersaglio...
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Anche stavolta solo una fortunata coincidenza ha fatto sì che - quattordici anni dopo il sacrificio di Annalisa Durante, vittima innocente di un raid di camorra - Forcella non debba piangere un'altra giovane vittima. Nel quartiere poca voglia di parlare. Nessuno scommettitore nel negozio. Un uomo dai capelli brizzolati - che dice di essere il nonno del ragazzino - tranquillizza sulle condizioni del 13 enne. Poi, poco dopo le 13, cala la saracinesca. All'interno ci sono ancora le tracce dei proiettili (sei quelli trovati, che si sono andati a infrangere contro monitor, vetri e mura).
«Non è normale uscire per un caffè e trovarsi con una pallottola addosso - scuote la testa don Angelo Berselli, da dodici anni parroco di San Giorgio ai Mannesi - purtroppo ci stiamo abituando a qualcosa che normale non è. Il problema non è il singolo episodio, il punto è capire che siamo all'emergenza e invece non ci si meraviglia più di niente perchè si considera normale qualcosa che normale non è». Eppure, a distanza di quattordici anni dalla morte di Annalisa Durante, qualcosa è cambiato: «Sicuramente - spiega il sacerdote - c'è stata una involuzione della cosiddetta vecchia camorra. Una volta c'erano boss che avevano principi discutibili ma che venivano rispettati. Avevano un consenso, e in qualche modo era una camorra benedetta dal popolo. Che ai bambini non sparava. Oggi - sottolinea don Angelo - quei »principi« sono saltati ed è un azzardo parlare di criminalità organizzata. Sono cani sciolti, senza controllo, che però qualche accalappiacani alle spalle forse ce l'hanno. Per loro fare le stese è come andare alla scuola calcio. Cercano di mettersi in mostra per scalare posizioni e diventare titolari in serie A». Poi ci sono le responsabilità delle istituzioni: «Non bastano gli interventi a spot - è l'auspicio del sacerdote - serve continuità. E soprattutto serve un maggiore controllo del territorio. Siamo di fronte a una realtà che se non si affronta in maniera sinergica, ma facendo ognuno il proprio dovere, nessuno escluso. Ma soprattutto senza dover chiedere a nessuno di fare da eroe e senza tacciare nessuno di omertà». ( Leggi l'articolo completo su
Il Mattino