La scena già vista a Poggioreale sabato scorso si è ripetuta all'interno del carcere femminile di Pozzuoli. Qui un gruppo di recluse ha accerchiato ed aggredito...
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Come era già successo a Poggioreale, a salvare la Fabozzi dal linciaggio delle altre detenute è stato l'immediato intervento del personale della Polizia penitenziaria. Le stesse guardie che erano riuscite a strappare alla morte, l'altro ieri, una reclusa con problemi psichiatrici che aveva tentato il suicidio. A salvare la donna è stata un'assistente capo in servizio nella struttura di Pozzuoli che è intervenuta sollevando il corpo della detenuta che si era impiccata con un rudimentale cappio fatto dalle lenzuola della branda sulla quale dormiva, riuscendo così a evitare in extremis conseguenze letali. «L'intervento a difesa della detenuta, in carcere per violazione degli arresti domiciliari, è stato tempestivo,rapido, anche se due agenti sono rimaste ferite», dice Donato Capece, segretario del Sappe.
«Sono ora state rafforzate le misure di vigilanza e di sicurezza nei confronti della detenuta che ha rischiato un vero e proprio linciaggio - prosegue Capece - In carcere, infatti, i reati a sfondo sessuale hanno anche la riprovazione degli alti ristretti e compito della polizia penitenziaria è impedire gesti inconsulti e violenti come quelli di oggi a Pozzuoli. E dunque è facile comprendere quali e quante criticità deve affrontare quotidianamente il personale della polizia penitenziaria che, come nel caso specifico di Pozzuoli, è stato in grado di impedire un evento che avrebbe potuto avere conseguenze peggiori per la detenuta».
La mamma di Antonio è finita in carcere ieri, quando il giudice le ha revocato gli arresti domiciliari per non aver ottemperato alla decisione di non incontrare estranei (aveva avuto infatti contatti con giornalisti).
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Il Mattino