«Sono stato il primo a vedere Fortuna a terra. Ero giù al palazzo e ho sentito un tonfo, poi ho visto il corpicino faccia a terra e l'ho riconosciuta dai capelli...
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All'epoca dei fatti Luongo era ai domiciliari e poteva uscire di casa solo 3 ore ogni mattina, dalle 9 alle 12: «Ero giù al palazzo a parlare con degli amici dell'Italia ai Mondiali di calcio di quell'anno - ha ricordato Claudio Luongo - poi sono andato a prendere il figlio mio e di Mimma (Domenica Guardato, madre di Fortuna) e l'ho portato a giocare alle giostrine. Dopo è arrivata Mimma con Chicca e con nostro figlio sono andati a prendere una pizza, poi sono tornati su a casa». Quando Fortuna è caduta, ha spiegato Luongo, «aiutavo le mie sorelle con la spesa. Ho sentito un tonfo secco, ma da dove stavo non potevo vedere. Poi tra i pilastri ho visto i capelli biondi di Chicca, il corpo era a faccia in giù, sono arrivato a 2 metri con la bicicletta e capito cosa era successo. Ho iniziato a gridare, chiedendo di chiamare un'ambulanza. Poi ho chiamato Mimma, urlando verso il suo balcone».
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Il Mattino