La tiktoker Francesca Sebastiani positiva al Covid: «Aiutiamo giovani come lei a denunciare il lavoro sottopagato»

Anche la tiktoker di Secondigliano, Francesca Sebastiani, è risultata positiva al Covid. Oggi la giovane 22enne - che con un video, diventato virale sui social, aveva...

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Anche la tiktoker di Secondigliano, Francesca Sebastiani, è risultata positiva al Covid. Oggi la giovane 22enne - che con un video, diventato virale sui social, aveva denunciato una proposta di lavoro sottopagato - doveva prendere parte all'audizione sul lavoro nero e sottopagato, organizzata presso il Consiglio regionale della Campania ma non si è potuta presentare a causa del recente contagio.

Un tema, quello del lavoro mal pagato, che torna al centro del dibattito della Commissione regionale lavoro e attività produttive, presieduta dal consigliere regionale Giovanni Mensorio. La richiesta di accendere un faro sulla questione - discussa durante l'audizione in presenza di Antonio Marchiello, assessore regionale al lavoro e attività produttive, Cgil,Cisl, Uil, Ugl della Campania, Confcommercio, Confesercenti - è partita direttamente dal consigliere regionale Francesco Emilio Borrelli che si è fatto avanti per presentare due proposte, sia per tutelare i giovani - che spesso risultano essere delle facili esche per lavori sottopagati - che per arginare e disincentivare il lavoro nero e malpagato:

«La richiesta dell'audizione di oggi è stata fatta per trovare un sistema per aiutare i giovani nella denuncia», commenta Borrelli specificando che «la Regione potrebbe fare da tramite» per evitare di fare esporre direttamente chi si trova a vivere un'esperienza simile a quella di Francesca. E in concomitanza «trovare un sistema per cui i soggetti - a seguito di apposite verifiche da parte dell'ispettorato del lavoro - nelle more che vengano eventualmente sanzionati istituzionalmente, possano avare delle ripercussioni da parte delle loro associazioni di categoria».

Un modo concreto, secondo Borrelli, per intervenire nell'immediato. Una soluzione che potrebbe rivelarsi un valido disincentivo per porre un freno a tale fenomeno. «Stare nella legalità e rispettare le regole significa avere un dipendente che ha dei diritti e dei doveri - chiosa il consigliere - e non mi convincerà  mai l'idea che una persona senza diritti lavora meglio ed è più produttiva, perché questa è una forma di schiavismo», conclude Borrelli specificando che in molti casi, dietro alle necessità e ai bisogni primari delle persone che cercano lavoro, c'è chi se ne approfitta.

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Il Mattino