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«Il Patto per Napoli va difeso: servono posizioni chiare, perché ne va del futuro della città e del suo territorio». Il ministro della Cultura Dario Franceschini non usa mezzi termini: il Patto non si tocca. Lo aveva detto ieri su Il Mattino il ministro per il Sud e la Coesione territoriale Mara Carfagna, e lo ribadisce con forza il numero uno del MiC. «Si tratta - spiega Franceschini - di un programma di sostegno alla città per evitarne il dissesto finanziario cui si affiancano gli investimenti significativi del Pnrr, all’interno della più ambiziosa politica di rilancio del Mezzogiorno degli ultimi decenni».
Franceschini sottolinea come «in particolare il Piano nazionale di ripresa e resilienza destina infatti circa il 40% delle sue risorse al Sud e chi oggi dice di voler mettere in discussione quelle risorse - aggiunge - si prende una grande responsabilità. Perdere o sprecare quei fondi vorrebbe dire mettere seriamente in discussione il futuro di interi territori, compromettere la realizzazione di importanti infrastrutture, ostacolare il rilancio economico, culturale e sociale e gettare le amministrazioni locali nell’incertezza». «Con i fondi del Patto per Napoli e del Pnrr - evidenzia ancora il ministro della Cultura - la città potrà finalmente risanare il deficit di bilancio ereditato e tornare a programmare con serenità gli investimenti necessari alla crescita delle comunità e a superare quegli ostacoli che l’hanno rallentata per troppo tempo». Un accordo, quello sottoscritto dal premier Mario Draghi e dal sindaco Gaetano Manfredi lo scorso 29 marzo al Maschio Angioino, che mette Napoli al riparo da un destino già segnato, ovvero il default.
Per l’ex ministro dell’Ambiente Sergio Costa (M5S), che si gioca un posto alla Camera nell’uninominale di Napoli-Fuorigrotta, «pensare di minare o intaccare il Patto per Napoli non ha alcun senso». «Il Patto - dice Costa - è nato per far sì che la città potesse in qualche modo ripartire». Poi entra nel merito: «Al di là delle dichiarazioni dei miei avversari politici credo si debba fare un ragionamento che vada oltre gli schieramenti. Napoli senza il Patto sarebbe arrivata al default. Un fallimento che avrebbero pagato i cittadini, con il taglio dei servizi essenziali. Non credo sia immaginabile togliere l’aria ai Comuni in difficoltà e questo vale per Napoli, per Reggio Calabria, Palermo e Torino. E per tutti quei Comuni che sono a rischio». Un ex compagno di partito di Costa, il senatore uscente Vincenzo Presutto, oggi con Impegno civico di Di Maio (candidato capolista al Senato a Napoli), fa sapere: «Il Patto per Napoli è nato da un’azione politica voluta dal governo e che ha accompagnato la vittoria del sindaco Manfredi. Un atto doveroso nei confronti della città per consentire al primo cittadino di poter agire in un’apparente ordinarietà, ma c’è bisogno urgente da parte del Parlamento di rivedere le regole dei Comuni, rispetto al pre-dissesto. Il Patto è uno strumento di galleggiamento per il Comune, ma senza un intervento strutturale sul pre-dissesto rischia di non riuscire a risolvere nulla».
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