Omicidio a Mergellina, Valda: «Mi dispiace per Francesco Pio, non sono stato io a sparargli»

Il killer al garante: «Mi chiamo così per un voto, mamma venne ferita da papà mentre era incinta»

Francesco Pio Maimone e Francesco Pio Valda, la vittima e l'assassino
È la prima cosa che ha fatto, quando è arrivato in un posto sicuro: ha buttato via la pistola, quella con cui aveva da poco ammazzato un ragazzo di 18 anni, e ha...

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È la prima cosa che ha fatto, quando è arrivato in un posto sicuro: ha buttato via la pistola, quella con cui aveva da poco ammazzato un ragazzo di 18 anni, e ha buttato via le scarpe. Già, le scarpe. Quelle firmate, quelle griffate, quelle che costano mille euro, quelle che sono state sporcate da un tizio con cui ha litigato fino a trasformare Mergellina in un inferno. Eccolo uno dei punti fermi dell’inchiesta a carico di Francesco Pio Valda, il 20enne accusato dell’omicidio del 18enne Francesco Pio Maimone.

Le scarpe, dunque, il nodo del contendere. Subito dopo gli arresti di Valda, le scarpe sono sparite. La polizia non le ha trovate: sparite, come volatilizzate. È un indizio forte della condotta contestata a Valda, perché la scomparsa delle scarpe dimostrerebbe - nell’ottica degli inquirenti - la piena consapevolezza di quanto consumato sette giorni fa, nella peggiore notte napoletana negli ultimi tempi. Detto in modo più chiaro, Valda si sarebbe sbarazzato delle scarpe griffate, perché consapevole che le indagini avrebbero puntato a verificare i motivi scatenanti la rissa, dunque, l’omicidio. Valda - sempre nell’ottica di chi accusa - ha provato a giocare di anticipo, eliminando uno dei possibili riscontri esterni al racconto che nelle ore successive al delitto alcuni testimoni avevano fornito. 

Ricordate la scena che emerge dalle indagini che hanno condotto all’arresto di Valda? Restiamo al battibecco iniziale: Valda si lamenta con un altro ragazzo che affolla la notte di Mergellina, perché gli ha sporcato le scarpe, dicendo che quel modello «costa mille euro»; immediata e alla pari la risposta dell’interlocutore: «Te ne compro dieci paia...». Poi botte, calci, pugni, la decisione di Valda di impugnare la pistola che aveva alla cintola dei pantaloni, due spari in aria, fino ad accettare la provocazione di qualcuno della folla («sono spari a salve...»), abbassare la canna dell’arma e puntare ad altezza d’uomo. Il resto è dramma: con un proiettile che colpisce Francesco Pio Maimone, pizzaiolo incensurato estraneo a dinamiche di camorra, ma anche estraneo alle ragioni del litigio iniziale tra i due gruppi di malviventi. 

Inchiesta condotta dai pm Antonella Fratello e Claudio Onorati, il gip Miranda ha convalidato il fermo di Valda, confermando la pista dell’omicidio volontario aggravato dal fine camorrista. Difeso dal penalista Antonio Iavarone, Valda si è avvalso della facoltà di non rispondere, in un procedimento che ora attende le prossime mosse della Procura, che punta ad acquisire alcuni tasselli mancanti: la pistola, la 38 special impugnata per difendersi nella rissa e uccidere Maimone; e le scarpe, il nodo del contendere.

Silenzioso dinanzi al gip, Valda sabato scorso ha avuto comunque modo di confidarsi al garante dei detenuti Samuele Ciambriello, nel corso di una sua rituale visita nel carcere di Secondigliano. Ciambriello ha incontrato alcuni detenuti dello Ionio, del polo universitario, altri reclusi di altri dipartimenti. Poi ha incontrato Valda, che ha raccontato la sua vita sempre in salita: il padre ucciso dieci anni fa dalla camorra, il rapporto difficile con la madre, brutalizzata quando era incinta. Ha spiegato: «Mi chiamo Francesco Pio perché sono vivo per miracolo. Mia madre fece un voto a Padre Pio, perché venne gravemente ferita da mio padre mentre era incinta». Poi, quando Ciambriello gli ha fatto notare che aveva ucciso un ragazzino di 18 anni, ha detto: «Mi dispiace per la morte di quel ragazzo, ma io sono innocente, perché avevo una pistola a salve, qualcun altro ha sparato colpi veri, non io. Ho fornito le indicazioni per ritrovare l’arma che usavo». Racconto privo di riscontri, dal momento che la Mobile non ha trovato la 38 special, nessuno dei testimoni ha parlato di un’altra pistola e non c’è traccia delle scarpe da mille euro, che qualcuno ha prontamente deciso di far sparire.
 

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Il Mattino