Vive in una baracca sotto un muro perimetrale della stazione di Gianturco, alla periferia est di Napoli. Bruno Improta, 53 anni, è uno degli indagati nell'ambito...
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Bruno è uno dei «disperati», come li chiamavano gli indagati, reclutati per fare da inconsapevoli prestanome. Sul marciapiede dove Improta ha la sua baracca, e dove un altro clochard ne sta allestendo un'altra, tra cumuli di rifiuti e rottami di ferro svetta una bandiera tricolore. All'Ansa racconta come è stato avvicinato: «Un giorno si sono presentate due persone che non conoscevo e mi hanno offerto cento euro per farsi dare per poche ore la mia carta d'identità. Poco dopo mi hanno restituito la carta e non li ho visti più. Dopo qualche mese mi sono trovato la Guardia di Finanza davanti alla mia baracca».
«Ho evaso 50 milioni? E chi li ha mai visti tanti soldi. Le pare che se io avessi 50 milioni starei qui? Andrei a vivere in una villa ad Arcore». Agli agenti della Guardia di finanza che lo hanno avvicinato Improta risponde tranquillo. «Dottò io non tengo niente da perdere: ho solo una baracca, tre cani ed un gatto. Contavo di poter avere il Reddito di cittadinanza ma che dite - chiede preoccupato al militare - non è che dopo questo guaio me lo posso scordare?». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino