A Napoli la morte non è un fatto solitario, meno che mai se il se il caro estinto era ben conosciuto. Così Pino Daniele, ucciso da un infarto a tradimento, avrà un doppio...
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Il principe Antonio de Curtis lasciò questo mondo alle tre e trenta del mattino del 15 aprile 1967. Non cambiò abitudini, era l’ora in cui di solito andava a dormire, nella sua casa romana dei Parioli. Stava male da due giorni, quindi ebbe il tempo di prepararsi e di ricordare al cugino Eduardo la promessa: «Portami a Napoli». Con la sua vena più amara se la gustò perfino. Disse alla compagna Franca Faldini: «Il mio funerale sarà bello assai perché ci saranno parole, paroloni, elogi. Mi scopriranno un grande attore, perché questo è un bellissimo paese, in cui però per venire riconosciuti bisogna morire».
E infatti nella chiesa di Sant’Egidio al viale Belle Arti entrarono pure i critici che l’avevano definito un guitto e gli attori che al suo cospetto storcevano il naso più del suo mento disarticolato. Mancava però Franca, non erano sposati, uno scandalo in quell’Italia insopportabilmente ipocrita. Una veloce benedizione alla bara con la bombetta e il garofano rosso e via verso l’ombra amica del vulcano.
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Il Mattino