Gaetano Manfredi candidato sindaco di Napoli: «La società civile si schieri, per il rilancio serve qualità»

Gaetano Manfredi candidato sindaco di Napoli: «La società civile si schieri, per il rilancio serve qualità»
Allora professor Gaetano Manfredi, alla fine cosa l'ha convinta ad accettare la candidatura a sindaco di Napoli? «Da...

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Allora professor Gaetano Manfredi, alla fine cosa l'ha convinta ad accettare la candidatura a sindaco di Napoli?


«Da un lato le tante sollecitazioni dei napoletani che mi hanno gratificato moltissimo e poi l'avere riscontrato l'impegno di tutte le forze politiche del centrosinistra a livello nazionale. Napoli merita questo impegno da parte di tutti».

Il Patto per Napoli è firmato dalle forze della coalizione ai massimi livelli, tuttavia ci sono altri soggetti, il centrodestra con il quale in Parlamento condividete la linea e l'appoggio al Governo, e il Governo stesso: in questo senso che interlocuzioni ci sono state? Sono d'accordo sul salvataggio di Napoli?
«Ogni candidato e ogni forza politica si deve far carico dei problemi, l'ho detto dall'inizio: noi dobbiamo guardare solo all'interesse della città e che il sindaco - chiunque esso sia - possa soddisfare i bisogni dei napoletani. Serve un impegno bipartisan per dare una svolta alle finanze del Comune e alla città».

Nel Patto ci sono tante misure straordinarie come la gestione commissariale del debito come è stato fatto per Roma nel 2008. Ma anche nuove gabelle per i napoletani come l'addizionale Irpef piuttosto che il diritto di imbarco al porto e all'aeroporto. Chi paga?
«Nel documento viene richiamato il caso di Roma dove è stato fatto così, una parte del contributo dallo Stato l'altra si è agito sulla tassazione. A Napoli abbiamo altre leve come la dismissione del patrimonio, l'importante è che la zavorra del debito non impedisca di fare la gestione ordinaria e gli investimenti che servono. Avremo risorse importanti anche dal Recovery».

Ma in Comune il personale scarseggia...
«Il tema del personale è serio e nel Patto è previsto un piano straordinario per assumere personale qualificato, senza organizzazione non si riuscirebbe nemmeno a spendere i soldi. Ci vuole per Napoli senza dubbio un aiuto altrimenti da soli non ce la si fa. È un problema che hanno anche tante altre città: bisogna rimettere i Comuni al centro della spesa nazionale, forniscono i servizi essenziali».

Enrico Letta ha detto che lei sarà il sindaco della ricostruzione di Napoli...
«È chiaro che non possiamo perdere l'occasione del Recovery, come si ricostruisce l'Italia così deve essere per Napoli e dobbiamo farlo senza far crescere i divari. Tutto il Paese deve avere l'interesse al rilancio della nostra città».

Uno dei bubboni è quella riscossione delle tasse che non arriva in media al 50%: come farà a convincere i napoletani a pagare?
«Ci sono 3 fattori da considerare: se i servizi sono efficienti le persone sono più invogliate a pagare perciò servono investimenti e risorse finanziarie per migliorarli. C'è poi il grande tema della informatizzazione del Comune: senza la digitalizzazione dei servizi è difficile individuare anche chi deve pagare. Il terzo tema è quello della povertà. Non possiamo non tenere conto delle sacche di marginalità e povertà che sono importanti. La gente pensa prima a mettere il piatto a tavola. Servono politiche sociali mirate».

Sta pensando a una riforma del welfare?
«Una delle grandi sfide è lavorare sulle periferie che sono una grande opportunità e guardare alle nuove povertà post-Covid. C'è un ceto medio che si è impoverito e che deve essere aiutato, nessuno deve restare indietro. Per questo insisto sempre sulle risorse e gli aiuti, senza sprechi, ma dobbiamo essere inclusivi al massimo».

Professore, andiamo sulla politica: nel campo del centrosinistra si sono candidati già Antonio Bassolino, Sergio D'Angelo e Alessandra Clemente, come affronterà quello che sembra un problema abbastanza serio?
«In primo luogo devo parlare con tutto il tavolo politico che mi ha sostenuto, il punto di partenza è il Patto per Napoli. Noi metteremo in campo dei valori, degli obiettivi, questo campo è aperto, chiunque si riconosce e crede in questi valori potrà eventualmente confluire, è un dialogo che si può riaprire ma dobbiamo partire dai soggetti che ci sono al tavolo».

Sono 24 le liste, il suo amico Gino Nicolais ha detto che così non si sa nemmeno chi comanda, cosa gli risponde?
«È un tema che andrà affrontato, è una sfida collettiva».

Allude alla società civile?
«Io faccio un appello alla società civile napoletana perché scenda in campo nella contesa, avremo bisogno di un Consiglio e di una giunta di qualità. Nomi? È troppo presto, quello di cui sono convinto è che solo con uno sforzo collettivo si potrà vincere la sfida».

Qual è il progetto di città dal quale partirà?
«La sfida è quella della trasformazione urbana dell'area occidentale, orientale e l'area nord che ruota intorno a Scampìa. Zone complesse ma sono grandissime opportunità. È il grande sogno per costruire la Napoli del futuro».

Napoli è una città che ha bisogno di essere curata, il vivere quotidiano per i cittadini è una via crucis, sa che dovrà rispondere soprattutto a questa emergenza?
«Il tema delle risorse è fondamentale, la sofferenza dei servizi è legata anche a quelle. La vivibilità, sentirsi in una città normale, dove ci sia una qualità della vita nella media delle città europee, è quello che i napoletani vogliono ed è la cosa più difficile da realizzare. Non possiamo pensare che in pochi giorni si trasformi una città, nessuno ha la bacchetta magica, c'è un percorso da iniziare e servono risorse. Il mio grido di allarme sulla spesa corrente nasce da questo, senza risorse è difficile migliorare, vanno spese con grande equilibrio, ma devono esserci».

Come farà a convincere i napoletani a votarla? La gente apprezza molto chi va in strada e ci mette il cuore, dovrà spogliarsi un po' dei panni dell'accademico o no?
«Chi conosce la mia storia sa bene che sono stato sempre e bene tra la gente e tra le persone più umili: credo nel valore dei rapporti umani, spero di avere sempre un rapporto diretto con i cittadini perché ho tanta voglia di ascoltarli».

Napoli paga un isolamento importante: scontri con il governo e con la Regione governata da De Luca il cui carattere è complesso...
«Serve un rapporto istituzionale e senza conflitti tra Comune e Regione. Dalla Regione confido arrivino investimenti importanti su Napoli».

Sarà un rapporto paritario?
«Assolutamente sì, paritario. Napoli non è solo il capoluogo ma anche la capitale del sud e una grande capitale europea».

L'avversario del centrodestra è Catello Maresca, cosa ne pensa?


«Catello è una persona che conosco e che stimo, dobbiamo parlare di quello che serve alla città e confrontarci sui temi, mi auguro che sia una campagna elettorale concreta dove parlare dei bisogni della gente». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino