Gaetano Manfredi sindaco di Napoli, contatti con i sindaci progressisti: «L'ora del campo largo»

Gaetano Manfredi sindaco di Napoli, contatti con i sindaci progressisti: «L'ora del campo largo»
La prima giornata post elettorale il sindaco Gaetano Manfredi l'ha passata vestendo i panni del politico, rafforzando i contatti con quattro suoi colleghi sindaci tutti...

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La prima giornata post elettorale il sindaco Gaetano Manfredi l'ha passata vestendo i panni del politico, rafforzando i contatti con quattro suoi colleghi sindaci tutti dell'area progressista, riformista e del Pd. La finalità? Costruire le basi per tornare all'unità del fronte progressista - cioè con dentro M5S e Terzo polo - «perché uniti avremmo vinto». La sostanza è che il ruolo di interlocutore nazionale con i partiti che si vuole ritagliare sta cercando di riempirlo di contenuti concreti. Del resto - il suo ragionamento - è tornare alla formazione politica ante elezioni perché se si sommano i voti è alla pari o addirittura avanti rispetto al centrodestra a guida Giorgia Meloni. Numeri che sono uno sprone ad allargare il perimetro della coalizione. Chi sono dunque i suoi interlocutori sindaci? Matteo Lepore (Bologna) con il quale il prossimo mese firmerà un vero e proprio protocollo di intesa tra le due città. Con dentro temi amministrativi, ma anche politici come le disuguaglianze. Dario Nardella (Firenze), Antonio Decaro (Bari) e presidente dell'Anci e Matteo Ricci (Pesaro) e presidente di Ali - acronimo che sta per Autonomie locali italiane - la risposta politica dei sindaci alla lega dei governatori, un fatto politico da non sottovalutare. I 5 primi cittadini - a volere interpretare la riflessione di Manfredi in maniera maliziosa - da un lato si pongono come argine all'asse del sud composto da Vincenzo De Luca e Michele Emiliano presidente della Puglia che ha prodotto risultati deludenti e una sonora sconfitta sia in Campania che in Puglia. E dall'altro alla candidatura a segretario del Pd di Stefano Bonaccini. Il quale non ha mai fatto mistero della sua passione per le autonomie regionali e l'autonomia differenziata è uno dei primi punti all'ordine del giorno del futuro nuovo governo. In questa ottica va sottolineato che lo stesso Ricci potrebbe essere uno di quelli che correrà per la poltrona di segretario dem. Uno scenario dentro al quale i 5 sindaci hanno ragionato sulla rappresentatività territoriale. Uno degli aspetti che non ha funzionato nel centrosinistra - secondo loro - sono i famosi catapultati. Il pensiero dei cinque primi cittadini è che l'unica legge elettorale che funziona è l'elezione diretta. Ma dove c'è un sistema di liste bloccate, conta la territorialità e il coinvolgimento dei sindaci. Che nella campagna elettorale del centrosinistra sono stati invece marginalizzati. 

La rete dei sindaci, che nella sostanza significa conoscenza del territorio e dunque la sua gestione e interpretazione dei bisogni è lo strumento su cui Manfredi sta lavorando per dare dal basso una spallata ai vecchi cliché del centrosinistra. E a margine di una iniziativa della Federico II Manfredi è tornato sull'argomento elettorale. «C'è stato un approccio troppo semplificato in campagna elettorale al voto nel Mezzogiorno, pensando che tutto fosse sul reddito di cittadinanza. Invece c'è un tema di sicurezza sociale, di marginalità, ma anche di attenzione politica nei confronti del Mezzogiorno che non è stato espresso da tutti e questo ha portato gli elettori a votare M5S, che maggiormente si è proposto come forza attenta ai bisogni del Sud». Una critica nemmeno tanti velata al Pd, sulla scorta di quanto già rilevato a Il Mattino appena 48 ore fa: «Il Pd deve ripartire dai bisogni delle persone che sono lavoro, casa e reddito, questi sono i bisogni primari che una forza progressista deve mettere al centro del suo programma e purtroppo non è stato fatto». Ieri lo stesso refrain: «I bisogni del sud sono un grande tema politico che abbiamo in un'Italia divisa, con visioni di società diverse e crisi dei grandi partiti nazionali. Rappresenta un problema per il futuro e da questo bisogna partire per avere una proposta politica che sia capace di rispondere ai bisogni di tutto il Paese».

Dunque, crisi dei partiti nazionali e crisi del centrosinistra, in questa cornice Manfredi si inserisce per cercare di ritagliare uno spazio consistente alla rete dei sindaci e anche un ruolo di livello nazionale prendendo le distanze dai governatori. «Voglio dare un contributo - sottolinea - a livello nazionale perché credo che il modello Napoli e della Città metropolitana dove il campo progressista sfiora il 70% sia un esempio da seguire».

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Il Mattino