Napoli, l'odissea in ospedale del paziente con la gamba fratturata: «Abbandonato»

Napoli, l'odissea in ospedale del paziente con la gamba fratturata: «Abbandonato»
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Dieci giorni di calvario per Pasquale P. (il nome è di fantasia), 67 anni, rimasto ferito dopo un incidente stradale con lo scooter. Giunto in urgenza al Cardarelli con una gamba ridotta male, schiacciata dall'urto con l'auto e tibia e perone fratturati, dopo il triage e le procedure anti Covid viene trasferito al Trauma center. Il paziente nei giorni successivi viene operato per ridurre la brutta frattura. Passano tre o quattro giorni ma le notizie che ottengono i familiari, la moglie e i due figli, sono molto frammentarie tanto che all'atto del trasferimento in Ortopedia (in realtà la richiesta era per un ricovero in Chirurgia plastica ricostruttiva per curare la brutta ferita all'arto, ma non c'era posto) nemmeno sanno dell'intervento. In Ortopedia che il paziente per 10 giorni non ottiene le cure che avrebbe dovuto avere. Il malato è un paziente fragile per essere un dializzato, è una persona che ha già avuto un intervento al cuore per una sostituzione valvolare. 

La moglie lamenta una scarsa e inadeguata assistenza per un paziente nella sua situazione, sia per la parte infermieristica che per quella di competenza degli operatori sociosanitari. «Mio marito, nel poco tempo che mi hanno concesso per stargli vicino, aveva una gamba piena di sangue e non era adeguatamente pulito». La ferita andrebbe operata come detto in Chirurgia plastica ma per arrivare all'intervento la piaga deve essere asciugata e ripulita da siero e sangue. Il paziente viene candidato ad un trattamento con una particolare tecnica che in inglese si chiama Vacuum assisted closure Therapy (Vac Therapy) che attraverso l'uso della pressione negativa cura e rimargina le ferite in modo rivoluzionario, aumentando la qualità di vita del paziente. Il trattamento tuttavia viene prima ritardato per la indisponibilità del macchinario, poi vanificato nella constatazione, in un cambio turbo degli infermieri, del malfunzionamento della macchinetta. Passano i giorni e i familiari sotto stress per le numerose carenze assistenziali constatate, allertano la direzione sanitaria. La tensione con il personale del reparto cresce fino a sfociare in alterchi e offese con la richiesta, giusta e sacrosanta tuttavia, di maggiore attenzione a quel paziente particolarmente sofferente che a causa delle copiose emorragie continua a fare trasfusioni. L'emoglobina scende e si rischia uno choc emorragico ma il posto in Chirurgia plastica non arriva. Solo martedì scorso, dopo il caos scatenato in corsia, la denuncia alla direzione sanitaria e l'avvio di un'inchiesta interna viene finalmente disposto il trasferimento in Chirurgia, plastica, reparto dotato di professionalità specifiche e adeguate alle cure di un malato fragile.

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Il Mattino