Giorgia Meloni, lettera al Mattino nell'anniversario della morte di Giancarlo Siani: «A Caivano anche per lui»

Il messaggio della premier per l'anniversario della morte del cronista del Mattino

Giorgia Meloni a Caivano
Era la sera del 23 settembre 1985 quando la notizia dell’omicidio di Giancarlo Siani irrompeva nei notiziari italiani. La camorra aveva commesso l’ennesimo, efferato,...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Era la sera del 23 settembre 1985 quando la notizia dell’omicidio di Giancarlo Siani irrompeva nei notiziari italiani. La camorra aveva commesso l’ennesimo, efferato, delitto. Ma nell’atroce contabilità dei crimini compiuti dalla criminalità organizzata, l’assassinio di un giovane giornalista napoletano si era trasformata subito in qualcosa che non si era mai visto.

Era la prima volta, infatti, che la camorra colpiva un giornalista, ritenuto “colpevole” di aver indagato nel sottobosco criminale alla ricerca di collusioni tra criminalità organizzata e le amministrazioni locali. Giancarlo Siani seguiva per “Il Mattino” il territorio della provincia di Napoli, area lontana dai riflettori e dalle grandi inchieste. Condizione che rende spesso più facile alla criminalità organizzata vessare i cittadini di quelle periferie, renderli più indifesi, inculcando loro il senso di abbandono da parte dello Stato. 

Giancarlo aveva capito come agiva la camorra, ne aveva denunciato i soprusi e raccontato i crimini. Non si è mai voltato dall’altra parte. E per questo ha pagato il prezzo più alto. Siani faceva il cronista, precario, nella provincia di Napoli, ne ha descritto il volto più cupo, ma era convinto che il destino di quei territori non fosse segnato. Così come non è segnato il destino di Caivano, uno dei tanti territori italiani dove lo Stato ha smesso semplicemente di fare il suo lavoro e di adempiere ai suoi doveri. 

I cittadini di Caivano, e di tutte le zone franche della nostra Nazione, hanno il diritto di pretendere che lo Stato torni ad assumersi le proprie responsabilità. Torni ovvero a fare il proprio lavoro, e a garantire servizi, offrire opportunità, dare ai cittadini le risposte che si meritano. È questa la visione che muove l’azione del Governo per liberare Caivano dal giogo dell’illegalità, per ripristinare la sicurezza e gettare le basi per la ricostruzione sociale e la rinascita del territorio. 

Lo Stato deve tornare a fare lo Stato. Non deve più indietreggiare. Deve rispondere colpo su colpo alle “paranze”, agli atti intimidatori e a chi vorrebbe che a Caivano non cambiasse nulla e offrire una risposta organica in termini di educazione, aggregazione, formazione e legalità. 

Vogliamo che Caivano diventi un modello, da esportare nel resto d’Italia. Stiamo concentrando l’attività del Governo e di tutti i livelli istituzionali per dimostrare che, se lo Stato ci mette determinazione, forza e costanza, le cose possono cambiare davvero. Non sarà un cammino semplice, ma io credo che una politica seria debba mettere la faccia sulle cose difficili invece che su quelle facili. Saremo lì, a Caivano e in tutta Italia. Giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, mese dopo mese. Lo faremo anche nel nome di Giancarlo Siani, e del suo insegnamento: “Mai in ginocchio, sempre in piedi”. 

Leggi l'articolo completo su
Il Mattino