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Le scrivo dopo un periodo di grande riflessione e voluto silenzio e lo faccio per spiegare i motivi che mi spingono a dimettermi dal Consiglio Comunale. Mi creda, Direttore, è una decisione importante quanto tormentata. Tormentata poiché, nonostante alcuni lo dessero per scontato e molti ne fossero quasi certi, io non lo ero affatto, spinto da tantissime persone che mi incoraggiavano, e mi incoraggiano ancora, a non lasciare. In questi anni di grande impegno civico, durante i quali mi sono dedicato animo e cuore alla mia città, ho parlato ai Napoletani da cittadino, da candidato, da oppositore e da imprenditore.
Oggi, però, voglio parlare innanzitutto da uomo per rivolgermi all'animo cosciente e civile di ogni uomo e di ogni donna di Napoli. È la profonda indignazione per tutto quello che ho visto, sentito e subito in questi anni, con l'epilogo dei gravissimi episodi di sabato scorso, che oggi mi spinge a rassegnare le mie dimissioni. Innumerevoli volte ho espresso il mio dissenso nei confronti di questa amministrazione, ho denunciato gli abusi che la mia città subisce ogni giorno, ho urlato il disappunto per le condizioni di vita a cui sono costretti i miei concittadini. Tuttavia, c'è un momento in cui il dissenso si trasforma in puro sdegno, rabbia, disgusto e allora le parole non possono bastare. Serve un atto capace di silenziare le menzogne, di mettere a tacere le pagliacciate, di distinguere una volta per tutte tra chi per questa città fa e chi da questa città prende.
In questi anni Zero è stato fatto per decoro e sicurezza; Zero sull'efficienza amministrativa, sull'organizzazione della macchina comunale e dei servizi; Zero sulla capacità di progettare il futuro urbanistico e lo sviluppo del territorio, senza i quali non ci può essere né lavoro né legalità. Il tempo è il più grande alleato della verità e verrà un giorno in cui i responsabili di questo scempio dovranno rispondere delle loro azioni e forse allora verrà restituita una dignità alla mia Napoli. Per ora, però, la mia coscienza mi impedisce di restare a guardare; ho detto che avrei parlato da uomo, ebbene da uomo non posso sopportare l'idea di dover condividere anche solo un istante di più la sala del consiglio comunale con chi usa il potere concessogli dai cittadini per fare gli interessi di pochi eletti, con chi presenta bilanci poco chiari e trasparenti, con chi prende in giro i napoletani, tutti. Consiglio che è ormai privo di qualunque ruolo se non quello di garantire la sopravvivenza di questa amministrazione; Consiglio ridotto a mero teatrino di favori ad amici e agli amici degli amici, di spartizione di incarichi e di poltrone.
Io non posso accettare che il mio nome venga accostato, anche solo su una lista di presenze come componente del consiglio comunale, a chi lascia a casa i bambini disabili, sfratta gli anziani, abbandona le cooperative sociali, taglia il welfare sulle scuole, sulle famiglie, sull'assistenza sociale; a chi rende impossibile la vita dei Napoletani facendoli aspettare ore alle fermate degli autobus, ma invece trova il tempo e l'ingegno di costruire un cumulo di ferraglie sul Nostro lungomare o di impacchettare i Nostri monumenti per fare gli interessi economici di pochi.
Il Mattino