Giornata violenza sulle donne, Ciarambino: «Spero che un giorno non si dovrà più celebrare»

«Per anni, in casa non avevamo bicchieri di vetro per paura che potesse lanciarli». «La violenza non era solo fisica, mi trattava malissimo, mi diceva che ero...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

«Per anni, in casa non avevamo bicchieri di vetro per paura che potesse lanciarli». «La violenza non era solo fisica, mi trattava malissimo, mi diceva che ero una nullità, non avevo più autostima in me stessa». «Mi sentivo piccola. Volevo smettere di vivere». 

Una sfilza impressionante di femminicidi quest'anno, come del resto ogni anno, la giornata mondiale per l'eliminazione della violenza contro le donne del 25 novembre ci ricorda come la vita di ogni uomo sia ricoperta di colori, ma, ogni volta che una donna subisce un atto di violenza e come se dessimo una pennellata nera sulla società.

Trattare questo tema è sempre più difficile perché sensibilizzare significa anche usare le parole giuste. Non scrivere, come si legge sempre troppo spesso nelle sentenze o sui fatti di cronaca, «è stata una conseguenza», «lo esasperava», che lui «l'amava troppo», che lui «era una brava persona e non aveva mai dato segni di squilibrio».

No, i femminicidi non sono esplosioni impreviste. Sono i titoli di coda di un finale già scritto dall'annientamento progressivo della propria vittima. Per curare questa epidemia che strazia la metà femminile dell'Italia non basta ricordare questo momento un giorno all'anno. Si festeggia il 25 novembre dagli 90 ma nulla è cambiato a distanza di trent’anni, o quel minimo di cambiamento è servito veramente a poco.

Bisogna provare ad avere un cambiamento radicale e questo lo si può avere solo partendo dalle nuove generazioni. Perché educare alla non violenza è possibile, ma è un lavoro che si comincia da piccoli. Fin dall'infanzia si possono creare occasioni di confronto per educare alla non violenza.

Il lavoro di sensibilizzazione e prevenzione necessario per il contrasto alla violenza maschile sulle donne e l’educazione a relazioni non violente passa per la possibilità offerta alle nuove generazioni, di riflettere su se stessi e sul rapporto con gli altri. Un altro aspetto fondamentale è poi quello di sviluppare la capacità di costruire relazioni basate sui principi di parità, equità, rispetto, inclusività, nel riconoscimento e valorizzazione delle differenze, così da promuovere una società in cui il libero sviluppo di ciascun individuo avvenga in accordo col perseguimento del bene collettivo. 

Il termine violenza, purtroppo, nella nostra società ha ancora un significato poco chiaro, basti pensare che per violenza si intende solitamente lividi e minacce di morte. Nel termine violenza è compreso anche: controllo del telefono o della gestione dei soldi, controllo sulle persone frequentate o sull'abbigliamento indossato.

«Rendere le donne autonome e indipendenti economicamente con un lavoro significa anche liberarle dalle grinfie di chi abusa di loro - ha spiegato la Vicepresidente Ciarambino -. Spesso tante donne rinunciano e non riescono ad allontanarsi dai loro abusanti perché non hanno strumenti per sostenersi».

O ancora: ci sono frasi che feriscono, che pesano come macigni. Perché annientano, togliendo autostima, autonomia, forza di decidere, relegandoci ai margini della società. 

Sul tema della violenza sulle donne bisogna lavorare a un processo culturale, soprattutto sulle nuove generazioni da 40 anni lo Stato ha cancellato quell'aberrazione che era il delitto d'onore. Da allora periodicamente il codice è stato aggiornato, la prassi adattata ai tempi: nuovi reati, pene più severe, campagna di prevenzione, centri d'ascolto. Poi però arriva il tempo dei bilanci, come in questi giorni, a ridosso della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza sulle donne.

Oggi, in occasione di questa giornata, la Vicepresidente del Consiglio regionale della Campania, Valeria Ciarambino ha raccontato quelle che sono i presupposti e le iniziative che la Regione Campania ha messo in atto per provare a bloccare questo fenomeno: «In consiglio regionale abbiamo già affrontato questo tema ed è stato approvato l’istituzione di un fondo che sostiene economicamente le donne vittime di violenza e i loro figli. Abbiamo approvato una legge per le discriminazioni legate all’orientamento sessuale degli LGBT».

«Io avevo proposto anche una legge contro la violenza sulle donne per uniformare la normativa e creare una programmazione pluriennale. Mi auguro che al più presto questa legge possa essere approvata. È importante intervenire con leggi sul fenomeno della violenza, ma soprattutto intervenire con leggi sulla prevenzione, rimuovendo quelli che sono gli elementi di discriminazione che oggi esistono nella nostra società - ha sottolineato la Vicepresidente -. Per esempio sulla parità salariale: non è un mistero che oggi le donne guadagnano il 20% in meno degli uomini. Io personalmente ho depositato una proposta che riguarda il supporto alle donne lavoratrici. Anche questa è una discriminazione. Oggi la donna non ha nessuno strumento per conciliare la famiglia e il lavoro ed è costretta a scegliere tra figli e lavoro».

Sono 109 quelle donne morte dall'inizio dell'anno, l'8% in più rispetto all'anno scorso, 63 per mano del partner o dell'ex. E non sono fredde statistiche, ma vite interrotte. «Ci metterò tutta me stessa affinché un giorno non si debba più celebrare una giornata contro la violenza sulle donne, perché nella nostra Regione, oltre che nel nostro Paese, si rimuovano gli ostacoli allo sviluppo pieno della personalità delle donne».

La vicepresidente, inoltre ha fatto riferimento a quelle che sono le quote rosa, e la mancanza di figure femminili nel mondo della politica: «Le donne devono avere le stesse opportunità degli uomini e lo dico da politica. Voglio anche che si arrivi ad abolire le quote rosa, perché non è possibile che nel nostro Paese sia necessario introdurre la riserva indiana delle quote rosa (che sicuramente è stata utilissima a far entrare donne nelle istituzioni e nella politica) solo perché non si riesce a ridurre gli ostacoli strutturali e a livello sociale. Dobbiamo lavorare anche su questo, in modo che le quote rosa siano un lontano ricordo e che le donne possano affermarsi nella società e nelle istituzioni in virtù delle loro capacità come accade per gli uomini».

Salvarsi da sole non solo è possibile, ma è necessario. Ricordate, un lieto fine può esserci. Basta volerlo.

Leggi l'articolo completo su
Il Mattino