Napoli: corruzione in tribunale, sospetti su altri magistrati

Napoli: corruzione in tribunale, sospetti su altri magistrati
Ventimila euro per il giudice competente, quello che deve firmare la sentenza di assoluzione. Ventimila euro da dare prima della sentenza, da girare al magistrato prima del...

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Ventimila euro per il giudice competente, quello che deve firmare la sentenza di assoluzione. Ventimila euro da dare prima della sentenza, da girare al magistrato prima del verdetto, in un piano che prevede anche una ricompensa finale: 50mila euro dopo l’assoluzione, una maxitangente a cose fatte, che serve a chiudere i conti. Ventimila più cinquantamila euro, tanto costa un’assoluzione a Napoli?

 
Ipotesi choc che spinge il gip di Roma Costantino De Robbio a parlare di «sistema» napoletano per aggiustare i processi, che andrebbe ben al di là delle mosse di Alberto Capuano, il giudice cinquantenne napoletano finito in cella con l’accusa di corruzione in atti giudiziari. Ad essere arrestato anche il consigliere della municipalità di Bagnoli Antonio Di Dio, oltre a Valentino Cassini (indicato come tuttofare di Capuano) e l’imprenditore di Giugliano Giuseppe Liccardo (indicato come il corruttore, interessato ad ottenere assoluzioni e dissequestri in un processo che si sarebbe concluso a giugno a Napoli); mentre finisce ai domiciliari, in un’altra vicenda, l’avvocato Elio Bonaiuto. Quanto basta a spingere la Procura di Roma a condurre verifiche sui processi che hanno fatto registrare l’interessamento di Capuano - sempre su input di amici e mediatori - in vista di presunte tangenti che, in alcune intercettazioni, vengono chiamate «panzarotti», «polpette», «mazzi di fiori». 

C’è una conversazione in particolare che spinge gli inquirenti romani a condurre verifiche approfondite sul caso Napoli, quella in cui si parla della «maxitangente» da 70mila euro. È il sette maggio scorso, quando Antonio Di Dio incontra uno degli imprenditori della famiglia Liccardo e - in assenza di altri testimoni - gli avanza la richiesta di denaro: «Lui vuole 20 adesso e 50 dopo la sentenza». Secondo il gip De Robbio, «lui» non può che essere Capuano, alla luce dei dialoghi intercettati ad aprile, sia tra Di Dio-Cassini e il magistrato napoletano, sia in un faccia a faccia tra Di Dio e lo stesso Capuano, in cui si fa riferimento a un «regalo» successivo al verdetto. Ma restiamo alla conversazione dello scorso nove maggio, almeno secondo la ricostruzione del gip De Robbio: «I “venti” da dare subito sarebbero stati destinati, secondo le istruzioni che Di Dio aveva ricevuto (o millantava di aver ricevuto) da Capuano al giudice componente del collegio».

Una ricostruzione che spinge il gip di Roma ad esprimere un giudizio severo su un sistema non ancora messo a fuoco del tutto: «Accelerazioni o sospensioni di processi penali, assoluzioni, scarcerazioni, dissequestri, ed ancora il superamento del concorso in magistratura e di quello per sottufficiale dei carabinieri: tutto si può ottenere e tutto si può comprare attraverso il giudice del Tribunale di Napoli Alberto Capuano, che vanta vere o presunte influenze su numerosi altri magistrati del Tribunale e della Corte di Appello di Napoli...». Parole che presuppongono una conoscenza di altre carte, di altre tracce investigative, su cui è logico attendersi verifiche a stretto giro. Intanto, al di là di qualche regalo (sconti per una vacanza in Colombia, trenta tessere omaggio in uno stabilimento balneare, vino e pastiera) non ci sono riscontri concreti sui soldi promessi allo stesso Capuano.

Unica traccia di denaro cash in questa storia risale al nove maggio scorso, quando Di Dio riesce a farsi dare 3mila euro dalle mani di Liccardo, soldi che verranno divisi tra il consigliere di Bagnoli e il suo socio Cassini. Una somma considerata «irrisoria», che viene divisa in auto (come emerge da un’intercettazione che registra anche il fruscìo delle banconote ricevute da Liccardo), senza farne cenno allo stesso Capuano. Insomma, è una storia di corruzione o di millanteria?


Difeso dai penalisti Giuseppe Fusco e Maurizio Loiacono, questa mattina Capuano risponderà alle domande del collega che lo ha arrestato, dopo due notti a Poggioreale: si dice convinto della possibilità di dimostrare la correttezza della propria condotta, al di là del narrato delle intercettazioni, di fronte alla mancanza di interventi concreti in grado di cambiare il corso dei processi. Interrogatorio di garanzia anche per Di Dio (difeso dai penalisti Marco Campora e Aniello Cozzolino) altro personaggio chiave di una storia di accordi e intese tutte da mettere a fuoco.
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Il Mattino