I resti dell'antica via Domitiana? Tra escrementi e incuria

Giugliano, i resti della antica via Domitiana tra escrementi e incuria
Quando nell’anno 95 d.C. fu portata a termine, la mirabile arteria di collegamento voluta dall’imperatore Domiziano per rendere più agevoli i collegamenti tra...

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Quando nell’anno 95 d.C. fu portata a termine, la mirabile arteria di collegamento voluta dall’imperatore Domiziano per rendere più agevoli i collegamenti tra Roma e il porto di Puteoli, lasciò tutti stupefatti. Lo stesso poeta Stazio nelle Silvae , dopo l’elogio dovuto all’imperatore Domiziano, dedicò un intero paragrafo all’opera di ingegneria romana, sottolineandone la magnificenza delle tecniche costruttive.

 
Di tanta grandezza, purtroppo, oggi non resta un granché se si escludono brevi tratti riportati alla luce e, tra questi, uno scorcio nei pressi dell’area archeologica di Liternum, sulle sponde del Lago Patria.   Oggetto di una campagna di scavo archeologico da parte della soprintendenza conlcusa nel 2011, l’area giace attualmente in abbandono e di fatto divenuta pascolo per un cavallo.


“La presenza degli escrementi di cavallo sui resti della via Domitiana, in realtà è il male minore” commenta Aniello Pennacchio, presidente di LCA Liternum, associazione da anni impegnata per la valorizzazione del comprensorio archeologico liternino e non solo. “L’incuria nasce dalla noncuranza verso i beni archeologici del nostro territorio e ciò accade perché le amministrazioni pensano ad altro. Il tratto di Domiziana indagata - alle spalle dovrebbe nascere il museo dell’antica Liternum, al momento presente solo sulla carta – è davvero interessante dal punto di vista archeologico. Ci troviamo nei pressi del ponte romano che in passato attraversava il lago di Patria e dove nel 2010 fu rinvenuto un busto in marmo acefalo attualmente conservato nel Museo Archeologico dei Campi Flegrei. Ancora, notevole la presenza  dei resti degli antichi magazzini posti ai margini dell’antica Domitiana che conserverebbero semi di piante per la fioricultura e viticultura, provenienti da tutto l’impero romano, che giacciono ancora non raccolti e studiati. Liternum necessita di un piano decennale di scavi archeologici, serio e ben pianificato – conclude Pennacchio -  perché sottoterra giace ancora un’intera città tutta da scoprire”.

 

 

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Il Mattino