La famiglia di Giuseppe Esposito, il ventenne affetto da fibrosi cistica e deceduto la notte del 17 maggio scorso all'Umberto I dov'era ricoverato, è in attesa di...
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«Ci riuniremo non solo per un abbraccio forte a Giuseppe - spiega la sorella Michela - ma ci riuniremo per un'iniziativa forte e coraggiosa, al fine di sostenere ogni giovane affetto da questa malattia, ci faremo portavoce di gravi e serie problematiche derivanti da negligenza e protocolli imposti assurdi». «Vi preghiamo - conclude l'appello della donna diffuso attraverso una pagina Facebook - di metterci tutta l'energia che ci contraddistingue e di portare un fiore, simbolo di solidarietà e vicinanza».
Giuseppe Esposito è arrivato all'Umberto I dal policlinico di Napoli i primi giorni di maggio. Ricoverato nel reparto di Terapia intensiva della clinica 2 era in attesa di un trapianto ai polmoni. Poche ore prima di morire ha inviato, con il suo cellulare, un messaggio alla madre: «Denunciate l'ospedale, denunciate. Mi stanno uccidendo».
Il ragazzo, in gravi condizioni, era stato sottoposto a un intervento di tracheotomia e attaccato successivamente all'Ecmo, un macchinario che permette la respirazione extracorporea ripulendo il sangue dall'anidride carbonica. Per la famiglia quel macchinario però dava dei problemi anche se poi la direzione generale dell'ospedale ha affermato che l'Ecmo era in perfetto stato. La procura ha aperto un'inchiesta sequestrando i macchinari e le cartelle cliniche. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino