«L'Anm è miope, arroccata nella difesa di una differenza ovvia tra togati e onorari, ma sarebbe il momento cambiare orientamento e riconoscere il ruolo...
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Per D'Avino, «20 anni fa, quando la figura fu inserita» poteva avere un senso pensare a un incarico non professionale, «ma questo discorso non può essere fatto oggi». «Quando le situazioni si sono consolidate - ha evidenziato - mi sembra offensivo parlare di una 'onorarietà'. Va senz'altro cercata una soluzione che soddisfi le giustissime aspirazioni». D'Avino ha illustrato aspetti positivi e negativi della riforma. tra i positivi, per esempio, l'incremento delle attività delegabili, «con la partecipazione a tutti i giudizi monocratici» e «la questione delle riunioni periodiche con il capo dell'Ufficio su questioni di carattere giuridico». Tra gli aspetti negativi, D'Avino annovera l'impegno due volte a settimana dei vice procuratori onorari (Vpo). «I nostri Vpo assicurano presenza fino a 27 udienze al giorno - ha proseguito - ed è la dimostrazione della loro insostituibile presenza». «Cosa succederà se e quando sarà approvato questo schema di la riforma? Oggi sono 100 e lavorano tutti i giorni della settimana - ha evidenziato - assicurano 120 udienze a settimana, quindi fino a 480 al mese. Cosa succede con due giorni a settimana? Possiamo più pretendere che i vpo vadano in udienza in questi due giorni? No, lo dico da coordinatore, non mi sento di mandare allo sbaraglio delle persone, perché l'udienza presuppone preparazione, studio e attività successive». «Se anche volessimo mandare tutti i vpo in udienza, cosa succederebbe? Il governo è disposto ad assicurare la copertura di tutti questi spazi che si creano? - ha detto ancora - Per la Procura di Napoli ne servirebbero tra i 300 e i 400. Dal punto di vista dei costi, pagare 300 0 400 persone per continuare a fare quello che si fa, vale la pena? Chi svolge le attività che normalmente svolgono i Vpo, ammesso che mandiamo loro tutti in udienza?» Leggi l'articolo completo su
Il Mattino