Da domani e per tutta la settimana i giudici onorari del tribunale di Napoli si asterranno dalle udienze aderendo allo stato di agitazione proclamato dalla Unimo, l’Unione...
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La protesta è contro la riforma che si sta attuando in sede politica. Non ne condividono la linea perché «la magistratura onoraria - dicono i giudici onorari - non è un problema ma la soluzione al problema».
Nel settore civile i giudici onorari del Tribunale (Got) affiancano i magistrati di ruolo nella funzione di giudice. Non possono istruire nuove cause ma sono loro a Napoli ad occuparsi di portare a sentenza i numerosi procedimenti pendenti, quelli che trascinandosi da anni hanno formato il fardello di arretrati da smaltire. E ai got il compito. Le materie dei procedimenti sono tra le più varie nel panorama della giustizia civile: successioni, divisioni, appalti pubblici, sanità, materie bancarie e finanziarie. Ci sarebbe anche la delicata e attuale questione dei migranti. «Sezioni specializzate per gli immigranti non sono pensabili a costo zero» fanno notare.
In tribunale a Napoli si contano circa un centinaio di giudici onorari, 40 dei quali in effettivo servizio. In tutta Italia sono circa 5mila. In media, i got svolgono quattro o cinque udienze settimanali e producono oltre 120 sentenze in un anno. Se tardano nel depsoito delle sentenze devono renderne conto al presidente del Tribunale e sono soggetti a una serie di rigide incompatibilità analogamente ai magistrati di ruolo. Rigida è anche la sanzione disciplinare a cui possono andare incontro: è unica, ed è la revoca. La nuova riforma li vorrebbe al lavoro solo per due udienze a settimana e con un compenso annuo che si aggira sui 16mila euro, con oneri previdenziali a carico del lavoratore. «Appare penalizzante rispetto al sacrificio e alla professionalità di noi magistrati onorari e concorre a determinare la sensazione della mancanza di una effettiva volontà del governo e del legislatore di dare una risposta effettiva alle esigenze di giustizia della società italiana» scrivono i got di Napoli al presidente del tribunale Ettore Ferrara chiedendo un suo intervento presso il ministro della Giustizia e tutte le istituzioni coinvolte nel processo di riforma. «La nostra volontà - dichiarano - è di continuare ad assicurare, e anzi implementare, le mansioni che ci sono assegnate, tuttavia non possiamo non segnalare il rischio non solo di una giustificata demotivazione nello svolgimento delle attività giurisdizionali affidate ma di una oggettiva impossibilità di adempiere compiutamente i nostri doveri istituzionali».
Non chiedono di fare carriera come i magistrati togati, non vogliono insidiare le prerogative della magistratura di ruolo: «Chiediamo che siano garantite quelle condizioni di indipendenza e non discriminazione che la Costituzione riconosce alla funzione in quanto tale, a favore del cittadino e del suo diritto ad avere risposte efficienti e imparziali da parte di un giudice terzo, giusto e trattato con giustizia dallo stato datore di lavoro». Il documento è firmato da 26 giudici onorari del Tribunale di Napoli, tra cui Maria Rosaria Spina, componente in Consiglio giudiziario presso la Corte di Appello, e i componenti di Unimo Stefania Pisciotta e Giuseppe Lombardo. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino